40 anni dopo 1967-2007 |
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Gli artiglieri da montagna del gruppo “Lanzo” contingente
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Villa Miari Fulcis a Modolo | Iniziano le ostilità | La battaglia infuria inesorabile |
Foto Ricordo Artiglieri da montagna, Belluno 10-06-2007 |
E' stata molta gradita la presenza del Generale Parisotto, che nel 1967 era Tenente al “Lanzo” nella foto da sinistra: Candeago, Malavolta, Viel, Gen. Parisotto, Maldini, De March, Trojan tutti alla 16^ batteria 1° / 67 |
Foto ricordo Artiglieri, Belluno 04-06-2006 |
Cenni Storici Fondato nel 1935 a Belluno, alle dipendenze del 1° reggimento artiglieria alpina, nello stesso anno viene inquadrato nel 5°rgt Divisione Pusteria, prende parte alla campagna d'Etiopia, nel 1937 al rientro in Italia viene sciolto. Il Lanzo riprende vita, allo scoppio della seconda guerra mondiale, è sul fronte occidentale, sul fronte greco-albanese e in Jugoslavia. Sciolto nel 1943, riprende vita nel 1953 nel 6° rgt artiglieria da montagna, nel 1955-56 le btr assumono la numerazione, 16° 44° 47°. Nel 1975 il 6° viene sciolto, il Lanzo passa alle dipendenze della "Cadore", viene definitivamente sciolto nel 1995. Allo scioglimento del 6° rgt , il Gruppo "Lanzo" ereditò, la bandiera del Sesto che si fregia di una medaglia d'oro al valor civile per l'opera di soccorso prestata nella catastrofe del Vajont. |
Perché si chiama Lanzo Nel 1935 quando nacque il gruppo prese nome da un comune piemontese Lanzo Torinese, che sorge a 33 Km da Torino a 515 metri d'altitudine, è il centro principale delle ononime valli. Nel medioevo Lanceum fu un importante castello nelle mani dei Vescovi di Torino, dei Marchesi del Monferrato e infine dei Savoia. Nel 1556 il castello fu distrutto dai Francesi. Nel 1577 il Feudo di Lanzo e valli fu assegnato da Emanuele Filiberto al genero Filippo d'Este. Quando fu smembrato, all'inizio del 700, Lanzo passò ai Cacherano della Rocca. In campo gastronomico Lanzo si segnala, oltre che per la toma, per i classici torcetto al burro. |
Stazione mia cara, quanti sono gli alpini e artiglieri passati negli anni...? | La nostra vecchia caserma D'Angelo... |
Interno caserma D'Angelo, al secondo piano le camerate della 16^ batteria, Belluno 06-06-2004. Artiglieri della 16^ batteria 1º67 nella caserma D'Angelo, al 2º raduno Br. Cadore 06-06-2004 Gualandi, De March, Trojan, quanti ricordi... |
Dopo la costruzione della caserma "Fantuzzi",
completata nel 1889, all'inizio del 900 a Belluno si avvertiva l'esigenza di garantire un più consistente
presidio militare a salvaguardia dei confini con
l'Austria, così prossimi alla città. Vennero così
iniziate le pratiche per la costruzione di due caserme,
una per gli alpini ed una per gli artiglieri da montagna
L'esproprio dei terreni , scelti a nord della città oltre
La villa "La Vignetta", non fu certamente scevro di
Difficoltà e causò aspre e prolungate diatribe di
ordine economico, tanto che nel 1911 il Comando
Territoriale di Verona, esasperato dai continui ritardi
ordinò l'immediata occupazione del suolo, esercitando l'esproprio forzoso per pubblica utilità
e dispose che due infrastrutture fossero completate
entro il 1913. Trattasi delle caserme "Salsa e
D'ANGELO" ubicate in via Col di Lana, destinate
a ospitare un reggimento alpino ed una brigata di
artiglieria da montagna, costarono rispettivamente
775 e 670 mila lire: il contributo del Comune, oltre
alla gratuità dell'acqua , fu delle 150 mila lire per
l'acquisto del terreno. La caserma che in seguito
avrebbe ospitato anche il 6° rgt artiglieria da
montagna , fu intitolata a Michele D'Angelo, nato a
Rionero Volture (Potenza), capitano del 1° rgt
Artiglieria da montagna, caduto nella guerra di Libia
E decorato a medaglia d'oro al valor militare
alla memoria.
(L'alpino nel Bellunese in tempo di pace di Angelo Baraldo) |
Fonso e Imola Matr. 698 cat. cl baioanno 1977 Matr. 608 cat. cl baio sorcino1979 Gli ultimi muli del Lanzo venduti all'ultima asta caserma d'Angelo Belluno il 7 settembre 1993. |
La sete | La mula Fina |
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I MULIPOESIADi Tolo Da Re Ve vedo tuti Ameto Rifa Trento Ve vedo tuti Uno drio l'altro Quanto tira la mulattiera. Ancora go nel naso il vostro udor: stàladego, corame, pel sudà. Ancora sento il caldo de quel vostro silenzio così vivo da diventar persona, da diventar parente. Ve vedo tuti: Ardente Nilo Ugessa. Quanto jè vostre Le creature s-cete del monte! la ròcia, la poiana, i mugbi, la sorgente, el can pastor: Ve vedo tuti: Stela Baldo Fior: Serco nei oci vostri panorami strussià da le fadighe. Passo in rivista el vostro duro balin: armi, pagnoche, fien, bidoni, pàia. Ve vedo tuti: Perla Fosco Gaia. In meso a na bufera De vento e neve, o coi musoni arsi che i beva dopo la scarpinada, o a l'alba quando i ve imbastava, o driti in piè a dormir soto la luna. Ve vedo tuti: Bruna Griso Scaltro: col vostro destin su la gropa, in marcia uno drio l'altro. |
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Preghiera del Mulo |
Preghiera dell'artigliere da Montagna |
Non ridere, o mio conducente, ma ascolta questa mia preghiera. Accarezzami spesso e parlami, imparerò così a conoscere la tua voce, ti vorrò bene e lavorerò più tranquillo. Tienimi sempre pulito! Un giorno ho sentito dire del Capitano che "Un buon governo vale metà razione". E' vero: quando ho gli occhi, la pelle, gli zoccoli puliti, mi sento meglio, mangio con maggiore appetito e lavoro con più lena. Quando sono in scuderia lasciami legato lungo, specie di notte, affinché io possa giacere e riposare. Va bene che sono capace di dormire anche stando in piedi ma, credimi, riposo e dormo meglio quando sono sdraiato. Se quando mi metti il basto e ne stringi le cinghie divento irrequieto non credere che lo faccia per cattiveria, ma è perché soffro il solletico; abbi quindi pazienza, non trattarmi male e mettimi il basto e regolane le cinghie con delicatezza. Quando andiamo in discesa ed io vado più adagio di te, pensa che lo faccio perché voglio ben vedere dove metto i piedi; non incitarmi quindi a procedere più celermente , ma allungami il pettorale e accorcia la braga affinché il carico non mi penda sul collo e mi spinga a cadere. E quando in salita io vado più in fretta non mi trattenere con strattonate e non ti attaccare alla coda perché io ho bisogno di essere libero nei movimenti per meglio superare i tratti più ripidi e più difficili del percorso. accorciami il pettorale ed allunga la braga in modo che il carico non mi vada sulle reni procurandomi ferite e piaghe. se io inciampo, abbi pazienza, sorreggimi ed aiutami. Se lungo le rotabili passano quelle macchinacce che con il loro rumore mi fanno tanta paura, non tirarmi per le redini per non farmi innervosire. Accarezzami invece, parlami e vedrai che rimarrò tranquillo. Quando rientriamo in caserma o nell'accampamento non abbandonarmi subito anche se sei stanco, ma pensa che anch'io ho lavorato e sono più stanco di te. Se sono sudato, strofinami subito con un po' di paglia; per te sarà una fatica ben lieve e basterà ad evitarmi dolori reumatici, tossi e coliche. Fammi bere spesso acqua fresca e pulita, se bevo troppo in fretta distaccami pure dall'acqua perché mi farebbe male, ma non agire con imprecazioni e con strattonate. Lascia poi che io torni a bere quando voglio, perché l'acqua non mi ubriaca e mi fa bene. Quando poi sei di guardia-scuderia non dimenticare di passare la biada al setaccio per togliere polvere e terra; mi eviterai così riscaldamenti e dolori viscerali. Ricordati che io capisco benissimo quando il conducente mi vuole bene o è cattivo. Se ha cura di me, sono contento quando mi è vicino e lavoro più volentieri; quando invece mi tratta male o mi fa dei dispetti, divento nervoso e posso essere costretto a tirar calci. Allorché starai per andare in congedo e dovrai passarmi in consegna al conducente della classe più giovane, spiegagli bene i miei pregi ed i miei difetti e raccomandagli come deve trattarmi. Mi risparmierai così un periodo di sofferenze e, al dispiacere di vederti andare via, non dovrò aggiungere anche quello di capitare in mano a un conducente poco pratico e cattivo. Sii sempre buono, comprensivo e paziente, pensando che anche noi muli siamo di carne ed ossa. E ricorda anche che migliaia di miei fratelli, per portare ai reparti armi e munizioni, viveri e mezzi, sono morti straziati dai proiettili e dalle bombe, travolti dalla tormenta o dalle valanghe, annegati nei torrenti e nel fango, esauriti dalle fatiche, dalla sete , dalla fame e dal gelo. Ricordati, dunque, mio caro conducente, che come tu hai bisogno di me, io non posso fare a meno di te. Dobbiamo quindi scambievolmente conoscerci, comprenderci e volerci bene per formare una coppia perfetta. Solo così il buon Dio ci aiuterà e ci benedirà. |
Dio onnipotente ed eterno a Te, cui danno gloria i cieli, i monti ed il mare, noi Artiglieri da Montagna eleviamo i cuori. Tu hai scelto nei tempi antichi la montagna, naturale palestra di virtù umane ed oasi perenne di religiosi silenzi, per dare a gli uomini i Tuoi comandamenti e nella pienezza dei tempi hai voluto proclamare al mondo la Tua legge di AMORE dal colle delle beatitudini. Signore Gesù Cristo, Tu hai detto un un giorno che nessuno ama il proprio fratello più di colui che dà la vita; i nostri Artiglieri da Montagna hanno accolto la Tua voce ed hanno seguito il Tuo esempio. Sulle montagne, nei deserti, nelle steppe nevose dove il DOVERE li ha chiamati, essi hanno sacrificato, come hai fatto Tu un giorno sul monte Calvario, la loro vita per noi; noi oggi Ti preghiamo per loro. Nel Tuo paradiso, dove non agiva la tormenta, accogli in pace i loro spiriti immortali ! A noi che li ricordiamo quaggiù dona la grazia di godere, anche per il loro generoso sacrificio, una lunga pace e di lavorare concordi per la serenità delle nostre case e per la dignità della nostra ITALIA Così sia. |