INAUGURAZIONE DELLA BAITA



INVITO APERTO A TUTTI

Il 4 Ottobre 1987, dopo cinque anni di duro lavoro, con l'apporto ed il contributo della popolazione locale, verrà INAUGURATO il manufatto che il Gruppo Alpini di Monghidoro ha voluto costruire a nome della Associazione Nazionale Alpini che è intestataria del terreno e quindi della intera opera.

Quella che gli Alpini di Monghidoro chiamano "BAITA", e per tale la conoscono tutti gli abitanti della zona, è una costruzione di due piani per 300 m.q. ciascuno; una parte del piano terra è riservata alla raccolta di cimeli.

La "BAITA" è stata come droga per le persone che sono andate a lavorarvi per erigerla, perchè sono tornate sentendo un sottile richiamo segreto. E' un'opera che è stata voluta, con il più completo assenso della Sezione, per ricordare i caduti alpini. "... se loro hanno saputo sacrificarsi per la Patria, noi, che siamo ancora vivi, possiamo ben sacrificarci in loro memoria per dare a tutti gli alpini ed i cittadini del territorio circostante un'opera a scopi sociali!..."

il Presidente
Maurizio Di Vincenzo

PROGRAMMA

SABATO 3 OTTOBRE
Ore 15,30 - Apertura manifestazioni alpine: scoprimento della lapide sulla casa natale di Don Ubaldo Sazzini, al Molino del Mazzone.
Ore 20,30 - Rassegna di Cori nella sala dei Congressi del Municipio.

DOMENICA 4 OTTOBRE
Ore 9,15 - Ammassamento dei convenuti in Viale Roma.
Ore 9,30 - Inizio sfilata con deposizione corone ai due monumenti ai Caduti in guerra.
Ore 10,00 - S. Messa al campo officiata da Padre Edelweiss. Saluto del Sindaco. Discorso ufficiale del Presidente Nazionale dell' ANA Dr. Leonardo Caprioli.
Ore 11,00 - Inizio sfilata da Via Garibaldi, P. Ramazzotti, Viale Roma:
deposizione corona alla lapide dei Caduti Alpini nelle scuole Elementari.
Consegna bandiere.
Inaugurazione della Baita degli alpini.
Benedizione del Sacrario e della Sala Cimeli.
Breve discorso di P. Edelweiss a ricordo del XXV° di costituzione del Gruppo Alpini di Monghidoro.
Ore 13,00 - Rancio Alpino.
Ore 15,00 - Sfilata della Fanfara per le vie di Monghidoro con musiche e "Carosello finale".


Carissimi Alpini ed amici tutti e voi in particolare del gruppo di Monghidoro l'ora "X" è arrivata, il sogno è diventato realtà. Perché cinque anni fa cento cervelli hanno pensato, altrettanti cuori se ne sono innamorati mille mani lo hanno costruito , realizzato, questo sogno, sono le vostre, le nostre mani, le nostre menti, i nostri cuori che con l'aiuto di Dio hanno dato davvero un grande calcio all'impossibile...

Questa impresa che io chiamo campo, campo scuola, campo servizio, campo donazione lo abbiamo costruito davvero in tanti mettendoci la gioia, l 'impegno, l' entusiasmo e qualche volta anche lo sconforto, ora ognuno di noi torna a casa con qualche cosa in più per piantare la sua tenda, nella propria casa, e risulterà così, come lo chiamano scautismo, e risulterà una grande ragnatela che coprirà tutta l'Italia, di vari colori, si l' A.N.A. è una grande ragnatela dove i fili si intrecciano, per scambiarsi qualcosa di utile, di bello, di valido.

...


Al campo ci sono state mille occasioni per lamentarsi anche, il tempo uno schifo, il cemento non bastava, i mattoni erano pochi, la scavatrice in ritardo, il manico della pala rotto, il falegname, l'idraulico, l'elettricista, muratore, manovale, pittore, si alternavano nel ritardo nella tabella di marcia, e i soldi, la cassa era al verde, "insistisci" diceva qualcuno, abbi fiducia telefonava qualche altro, così l'impresa proseguiva come il passo Alpino, come il passo del 33...

Padre Edelweiss
Monghidoro, 4 ottobre 1987




Carissimi amici Alpini, popolazione di Monghidoro, aggiungo ai ringraziamenti che mi sono stati fatti un momento fa, anche i miei a nome dell'Associazione Nazionale Alpini. Oggi per Monghidoro e per gli Alpini del gruppo di Monghidoro è una giornata di festa, dopo cinque anni di lavoro avete realizzato un sogno e perciò è giusto che oggi celebriate, in occasione delle nozze d'argento del vostro gruppo, la realizzazione di quest'opera, giornata di gioia per voi, giornata di gioia sicuramente anche per le vostre mogli, che finalmente si vedranno restituiti i loro uomini il sabato e la domenica, uomini che da cinque anni le hanno abbandonate per fare qualcosa non solo per la propria famiglia, ma per quella famiglia più grande che è la famiglia degli Alpini, per quella famiglia più grande che è la nostra Italia.

Circa quindici anni fa quando ero Presidente della sezione di Bergamo, in occasione di una manifestazione nel corso della quale venne inaugurato un monumento, io nel rivolgere la parola agli Alpini presenti, dissi pressappoco così, oggi abbiamo inaugurato un altro monumento, e con questo abbiamo praticamente riempito tutti i cucuzzoli della bergamasca di lapidi, di monumenti, di chiesette, di insegne per ricordare i nostri morti ed è giusto che sia così, però io il monumento più bello a quei 24 ragazzi, del mio plotone mitraglieri della 52° dell'Edolo, che non sono più tornati dalla Russia ce l'ho nel cuore e nessuno lo può toccare, perché è un monumento mio e guai a chi me lo tocca.

Oggi però vorrei che voi alpini bergamaschi, cominciaste a costruire non più monumenti per i morti, ma monumenti per i vivi, e partì da allora l'idea della casa di Endine Gaiano per andicappati che gli Alpini di Bergamo costruirono in due anni di lavoro, e da allora partì, ritengo di poter dire, quel nuovo discorso che l'associazione ha portato avanti, dappertutto stanno sorgendo monumenti per i vivi, li abbiamo costruiti in Friuli con il nostro intervento, li abbiamo costruiti in Irpinia, ne abbiamo costruito un altro soltanto un mese fa in Valtellina, dove gli Alpini hanno dimostrato che come al solito a noi le parole avanzano tutte, ma siamo capaci di far lavorare le braccia.

E anche voi Alpini di Monghidoro avete costruito un monumento ai vivi, questa vostra piccola baita, voi l'avete chiamata piccola, ma è di una grandezza immensa, perché in essa, a parte la metratura di questa vostra opera, c'è il vostro cuore, c'è il vostro desiderio di dare qualcosa all'associazione, c'è il vostro desiderio di ricordare i vostri morti in questa maniera, anche voi come tanti altri gruppi, come tante altre sezioni, avete piantato una stella alpina, ricordando la canzone Stelutis Alpinis, la leggenda vuole che per ogni nostro caduto sulle nostre montagne, spunti una stella alpina, bene l'Associazione Alpini non vuole più che le stelle alpine spuntino per i loro morti, vogliono che le stelle alpine spuntino per queste opere di bene , per questo nostro voler vivere in una certa maniera, per questo nostro sforzarsi di andare alla ricerca di una giustizia con la quale ci sarà finalmente la pace, con la quale finalmente non dovremo più piangere i nostri morti per ricordare i sacrifici di coloro che hanno partecipato alle guerre.

Alpini di Monghidoro, io vorrei abbracciarvi tutti, vorrei dire a tutti il grazie della nostra Associazione, vorrei dire a tutti il grazie di questa nostra Italia che vede gli Alpini sempre in testa quando si tratta di dare qualcosa di se e per gli altri, noi e voi abbiamo forse imparato un modo nuovo di onorare la nostra Italia.

45 o 50 anni fa altri la onorarono lasciando i loro vent'anni sui campi di battaglia, noi oggi la vogliamo onorare operando e vivendo, perché quelle tragedie non si ripetano più, operando e vivendo perché finalmente regni la giustizia, e regni la pace, e quando noi ci occupiamo di opere per gli andicappati , quando noi andiamo a lavorare in Friuli e Valtellina, quando noi portiamo avanti queste iniziative nel campo sociale noi non ci limitiamo a gridare 'Viva l'Italia' ma questa nostra Italia la facciamo veramente vivere, la facciamo veramente prosperare, dimostrando a tutti di che cosa sono capaci gli Alpini, ci cosa soprattutto sono capaci gli uomini, quando sono capaci di dimenticare le faziosità, di dimenticare gli interessi di parte e lavorare tutti assieme per il bene della nostra patria, il quale noi ci ostiniamo di continuare a voler bene.

Permettetemi di chiudere con una considerazione, fare il Presidente Nazionale degli Alpini è una cosa meravigliosa, perché io ho 320'000 soci che sono uno più bravo dell'altro, e qualche volta mi chiedo se questi 320'000 uomini vivono nella normalità, o se vivono in un mondo di sogni, e siccome sono medico, permettetemi di definirvi in una certa maniera , a questo mondo vivono anche i matti, ma ci sono due categorie di matti, i matti da legare ed i matti da abbracciare, e voi fate parte di 320'000 persone che sono tutte da abbracciare, vorrei abbracciarvi uno per uno, vorrei potervi dire tutto il bene che vi voglio, voglio dirvi un grazie grande come il vostro cuore, e grande quanto l'affetto che vi porto.

Fare il Presidente Nazionale, però, qualche volta comporta anche delle piccole grane, o magari grosse, una di queste sta sorgendo da qualche mese a questa parte e riguardo alla nostra preghiera, il 4° Corpo d'Armata la recita in un certo modo, l'Associazione Alpini la vuole recitare in un altro modo, ad alcuni non sta bene che si chieda la benedizione sulle nostre armi, ad alcuni assolutamente non sta bene che si celebri la messa con i nostri gagliardetti ed i nostri labari nelle chiese, bene, siccome ho alle mie spalle la chiesa e alla mia sinistra l'altare dove Padre Edelweiss ha appena celebrato la messa, lasciate che reciti anch' io la mia personale preghiera dell'Alpino che pressappoco dice così:


O buon Dio,
benedici tutti i miei Alpini,
benedici i loro sacrifici,
i loro morti, il loro lavoro,
il loro impegno,
e rendi forte sempre più forte
le loro armi,
ma quelle che noi chiamiamo le nostre armi improprie,
il cuore per amare e le braccia per lavorare.

.....

Adesso andremo tutti a vedere quello che i matti da abbracciare di Monghidoro hanno fatto e lassù, tutti insieme, ancora una volta, grideremo con tutta la passione che abbiamo dentro il nostro cuore.
Viva L'Italia.
Viva gli Alpini.
Amici carissimi.

Dott. Leonardo Caprioli
Monghidoro, 4 ottobre 1987




PREGHIERA DELL'ALPINO


"Sulle nude rocce, sui perenni ghiacciai, su ogni balza delle Alpi ove la Provvidenza ci ha posto a baluardo fedele delle nostre contrade, noi purificati dal dovere pericolosamente compiuto, eleviamo l'animo a Te, o Signore, che proteggi le nostre mamme, le nostre spose, i nostri figli e fratelli lontani, e ci aiuti ad essere degni delle glorie dei nostri avi.

Dio onnipotente, che governi tutti gli elementi, salva noi, armati come siamo di fede e di amore.

Salvaci dal gelo implacabile, dai vortici della tormenta, dall'impeto della valanga: fa che il nostro piede posi sicuro sulle creste vertiginose, sulle diritte pareti, oltre i crepacci insidiosi: rendi forte la nostra Patria, la nostra Bandiera, la nostra millenaria civiltà cristiana.

E Tu, Madre di Dio, candida più della neve, tu che hai riconosciuto e raccolto ogni sofferenza e ogni sacrificio di tutti gli Alpini caduti, Tu che conosci e raccogli ogni anelito e ogni speranza di tutti gli Alpini vivi ed in armi, Tu Benedici e sorridi ai nostri Battaglioni:

Così sia.


L'ora x è finalmente giunta. Con motivata soffisfazione avviene il taglio del nastro, effettuato dal Prefetto di Bologna Dott. Raffaele Santoro. E' una data storica per il Gruppo. 4 ottobre 1987 la Baita A.N.A. è magnificamente realtà.











Pittura murale di Duccio Arrighi 1986.


Su quel sacrificio splende il sole.
Scultura di Rolando Stefanacci 1988.



La partenza.
Scultura di Rolando Stefanacci 1988.

















Fanfara Brigata Orobica, 4Ottobre1987






da sin, Vito Badiali, Domenico Mezzini, presidente naz. Leonardo Caprioli,

Guido Gamberini, Raffaele Rossetti, Gilberto Tedeschi.