Canzoni - Preghiere - Poesie - Parole

degli Alpini

 

 

CANTI – ALPINI

 

 

Perché si canta.

 

Si canta perché affiora dall’anima

il ricordo di un’aurora,

di un sorriso, di un volto.

 

Hai paura?

Hai freddo, hai fame?

 

Senti la nostalgia del tuo paese,

della tua casa, della tua mamma?

 

Senti la gioia di vivere, d’amare,

di cullarti fra le braccia della

tua sposa lontana?

 

Senti l’anima tua volare

come un’aquila lontano

ove pensiero umano non giunge?

Senti la noia sfibrante degli ozii,

della lunga vigile attesa?

Senti la febbre per l’azione

che dovrà cominciare

e nella quale ti butterai

a capofitto senza speranza

di conservarti la vita?

 

Canta che ti passa!

 

 

 SUL  CAPPELLO

Sul cappello che noi portiamo
c'è una lunga penna nera
che a noi serve da bandiera
su pei monti a guerreggiar.

Oilalà.

Su pei monti che noi saremo
coglieremo le stelle alpine
per donarle alle bambine,
farle piangere sospirar.

Oilalà.

Su pei monti che noi saremo
pianteremo l'accampamento,
brinderemo al Reggimento;
viva il Corpo degli Alpin.

Oilalà.

Su pei monti che noi saremo
pianteremo il tricolore;
o Trentino del mio cuore
ti verremo a liberar.

Oilalà.

Evviva evviva il Reggimento
evviva evviva il Corpo degli Alpin.

 

VALORE ALPINO - TRENTATRE'

Dai fidi tetti del villaggioi bravi alpini son partiti;
mostran la forza ed il coraggio della lor salda gioventù

Son dell'Alpe i bei cadetti, nella robusta giovinezza,
dai loro baldi e forti petti spira un'indomita fierezza.

Oh, valore alpin, difendi sempre la frontiera,
e là sul confin tien sempre alta la bandiera.

Sentinella, all'erta per il suol nostro italiano,
dove amor sorride e più benigno irradia il sol.
 

Là tra le selve e i burroni,là tra le nebbie fredde e il gelo,
piantan con forza i loro picconi, le vie rendon più brevi.
 

E quando il sole brucia e scalda le cime e le profondità,
il fiero Alpino scruta e guarda, pronto a dare il "Chi va là?"
 

Oh, valore alpin...

 

L'ULTIMA NOTTE

Era la notte bianca di Natale
ed era l’ultima notte degli alpini;
silenzioso come frullo d’ale
c’era il fuoco grande nei camini.

Nella pianura grande e sconfinata
e lungo il fiume - parea come un lamento -
una nenia triste e desolata
che piangeva sull’alito del vento.

Cammina cammina
la casa è lontana
la morte è vicina
e c’è una campana
che suona, che suona:
Din don, dan...
Che suona, che suona:
Din don, dan...

Mormorando, stremata, centomila
voci stanche di un coro che si perde
fino al cielo, avanzava in lunga fila
la marcia dei fantasmi in grigioverde.

Non è il sole che illumina gli stanchi
gigli di neve sulla terra rossa.
Gli alpini vanno come angeli bianchi
e ad ogni passo coprono una fossa.

Tutto ora tace. A illuminar la neve
neppure s’alza l’ombra di una voce
lo zaino è divenuto un peso greve;
ora l’arma s’è mutata in croce.

Lungo le piste sporche e insanguinate
son mille e mille croci degli alpini,
cantate piano, non li disturbate,
ora dormono il sonno dei bambini.

Cammina cammina
la guerra è lontana
la casa è vicina
e c’è una campana
che suona, ma piano:
Din, don, dan...
Che suona, ma piano:
Din, don, dan...

 



 

 

 STELUTIS  ALPINIS

Se tu vens cà sù ta' cretis
là che lôr mi àn soterât,
al è un splàz plen di stelutis;
dal miò sanc l'è stât bagnât...

Par segnâl, une crosute
jè scolpide lì tal cret;
fra che' stelis 'nàs l'erbute,
sot di lor jo dùar cujet.

Ciol, su ciol, une stelute
che ricuardi il nestri ben:
tu 'i darâs 'ne bussadute
e po' plàtile in tal sen.

Quant' che a ciase tu sês sole
e di cûr tu preis par me,
il miò spirt ator ti svole:
jo e la stele 'o sin cun te.

____ 

Traduzione di “Stelutis alpinis” (Stelle alpine).

Se verrai tra l’aspre cime

dove fui sepolto un dì

troverai le stelle alpine:

il mio sangue le nutrì.

Una croce piccoletta

per ricordo mi scolpir:

sotto i fiori, sotto l’erbetta

trova pace il mio dormir.

Cogli tu una stella alpina

che ti parli del mio amor

alle labbra l’avvicina,

 tienla sempre sul tuo cuor.

Quando a casa, sola e in pianto,

con fervor preghi per me,

l’alma mia ti aleggia accanto

come il fior sarò con te.

 

 

SIGNORE DELLE CIME

Dio del cielo,

Signore delle cime

un nostro amico

hai chiesto alla montagna.

Ma ti preghiamo,

ma ti preghiamo,

su nel paradiso,

su nel paradiso,

lascialo andare

per le tue montagne.

Santa Maria

Signora della neve,

copri col bianco

soffice mantello

il nostro amico,

il nostro fratello,

su nel paradiso,

su nel paradiso,

lascialo andare

per le tue montagne.

 

DOVE SEI STATO MIO BEL ALPINO 

La Celestina in cameretta
che ricama rose e fiori.

Vieni da basso o Celestina
ch'è rivà il tuo primo amore.

Se l'è rivato, lassè ch'el riva,
mi son pronta a far l'amor.

Dove sei stato mio bell'Alpino
che ti ha cambià colore?

L'è stata l'aria dell'Ortigara
che mi ha cambià colore.

Sul Monte Nero c'è una tormenta
che mi ha cambià colore.

Là sul Pasubio c'è un barilotto
che mi ha cambià colore.

E' stato il fumo della mitraglia
che mi ha cambià colore.

Ma i tuoi colori ritorneranno
questa sera a far l'amore.

 

 

LA  MONTANARA

La su per le montagne,
fra boschi e valli d´or,
tra l´aspre rupi echeggia
un cantico d´amor.
La su per le montagne
fra boschi e valli d'or,
Tra l'aspre rupi echeggia
un cantico d'amor.

"La montanara, ohè!"
si sente cantare,
cantiam la montanara
e chi non la sa?
La montanara ohè
si sente cantare.
Cantiam la montanara
e chi non la sa.

Làssù sui monti
dai rivi d´argento
una capanna cosparsa di fior.
Era la piccola
dolce dimora
di Soreghina,
la figlia del Sol,
la figlia del So

 

 

 IL TESTAMENTO DEL CAPITANO

Il capitan de la compagnia
e l'è ferito, sta per morir,
e manda a dire ai suoi Alpini
perchè lo vengano a ritrovar.

I suoi Alpini ghe manda a dire
che non han scarpe per camminar.
"O con le scarpe o senza scarpe
i miei Alpini li voglio qua".

E co' fu stato a la mattina
i suoi Alpini sono arrivà.
"Cosa comandelo Sior Capitano
che noi adesso siamo arrivà".

Ed io comando che il mio corpo
in cinque pezzi sia taglià:
Il primo pezzo al Re d'Italia
che si ricordi del suo Alpin.

Secondo pezzo al Battaglione
che si ricordi del suo Capitan,
il terzo pezzo alla mia mamma
che si ricordi del suo figliol.

Il quarto pezzo alla mia bella
che si ricordi del suo primo amor,
l'ultimo pezzo alle montagne
che lo fioriscano di rose e fior 

 

 

 

ERA UNA NOTTE CHE PIOVEVA

Era una notte che pioveva
e che tirava un forte vento;
immaginatevi che grande tormento
per un Alpino che sta a vegliar!

A mezzanotte arriva il cambio
accompagnato dal capoposto:
"Oh sentinella torna al tuo posto
sotto la tenda a riposar!"

Quando fui stato ne la mia tenda
sentii un rumore giù per la valle,
sentivo l'acqua giù per le spalle,
sentivo i sassi a rotolar.

Mentre dormivo sotto la tenda
sognavo d'esser con la mia bella
e invece ero di sentinella
fare la guardia allo stranier.

 

 

LA TRADOTTA

 

La tradotta che parte da Torino

a Milano non si ferma più,

ma la va diretta al Piave,

cimitero della gioventù.

 

Siam partiti siam partiti in ventisette,

solo in cinque siam tornati qua,

e gli altri ventidue

son morti tutti a San Donà.

 

A Nervesa a Nervesa c'è una croce,

mio fratello l'è disteso là,

io ci ho scritto su "Ninetto"

che la Mamma lo ritroverà.

 

Cara suora cara suora son ferito,

a domani non ci arrivo più;

se non c'è qui la mia mamma,

un bel fiore me lo porti tu.

 

 

 SUL PONTE DI PERATI

Sul ponte di Perati

bandiera nera,

è il lutto degli Alpini

che fan la guerra.

 

E' il lutto della Julia

che va alla guerra,

la meglio gioventù

che va sotto terra.

 

Sull'ultimo vagone

c'è l'amor mio,

col fazzoletto in mano

mi dà l'addio.

 

Col fazzoletto in mano

mi salutava

e con la bocca i baci

la mi mandava.

 

Quelli che son partiti

non son tornati,

sui monti della Grecia

sono restati.

 

Sui monti della Grecia

c'è la Vojussa,

col sangue degli Alpini

s'è fatta rossa.

 

Alpini della Julia

in alto i cuori,

sul ponte di Perati

c'è il tricolore.

 

MONTE CANINO

 

Non ti ricordi quel mese d'aprile
quel lungo treno che andava ai confini,
che trasportavano migliaia di Alpini;
su, su correte, è l'ora di partir.

Dopo tre giorni di strada ferrata
ed altri due di lungo cammino,
siamo arrivati sul Monte Canino
a ciel sereno ci tocca riposar.

Non più coperte, lenzuola, cuscini,
non più l'ebbrezza dei tuoi caldi baci,
solo si sentono gli uccelli rapaci
e la tormenta e il rombo dei cannon.

Se avete fame, guardate lontano,
se avete sete la tazza alla mano,
se avete sete la tazza alla mano,
che ci rinfresca la neve ci sarà.

 

VA' L'ALPIN

 

Va l'alpin su l'alte cime,
passa al volo lo sciator;
dorme sempre fra le brine,
sogna mamma e casolar.

Fra le rocce e fra i burroni
sempre lesto è il suo cammin;
quando passa la montagna
pensa sempre al suo destin.

Pensa, alpin, al tuo destino:
c'è il ghiacciaio da passar,
mentre vai col cuor tranquillo,
la valanga può cascar.

Pensa, alpin, la tua casetta
se la rivedrai ancor;
c'è una bimba che ti aspetta
orgogliosa del tuo amor.

 

BOMBARDANO CORTINA

Bombardano Cortina! ... Oilà
dicon che gettan fiori! ... Oilà
tedeschi traditori
è giunta l'ora, subito fora,
subito fora dovete andar.

E proseguendo poi! ... Oilà
per valle Costeana! ... Oilà
giunti sulla Tofana
su quella vetta, la baionetta,
la baionetta, scintillerà.

Non mancherà poi tanto! ... Oilà
che anche il Lagazuoi! ... Oilà
conquisteremo noi
quando l'artiglieria, Sasso di Stria,
Sasso di Stria battuto avrà.

Son prese le "Tre Dita"! ... Oilà
il "Masarè" è già nostro! ... Oilà
l'aquila ha perso il ròstro
e già s'invola spennata e sola,
spennata e sola la sul Caval.

Fatta è la galleria! ... Oilà
è pronta la gran mina! ... Oilà
e una bella mattina
anche Gigetto col Castelletto,
col Castelletto in aria andò.

Giunti sul Canalone! ... Oilà
schierati i suoi soldati! ... Oilà
tiri ben aggiustati
la pasta asciutta vi fece tutta,
vi fece tutta lasciare lì.

Per Valle Travenanzes! ... Oilà
e Strada Dolomiti! ... Oilà
v'inseguiremo arditi;
e voi scappate finchè arrivate,
finchè arrivate dal vostro Re.

 

MONTE  NERO

 

O vile Monte Nero
Traditor della Patria mia
Io lasciai la casa mia
Per venirti a conquistar

Spunta l'alba del sedici giugno
Comincia il fuoco l'artiglieria
Il terzo Alpini è per la via
Monte Nero a conquistar

Appena giunti a venti metri
Il nemico trincerato
Con un asalto intusiasmato
Il nemico fa prigionier

Quanti pianti infiniti
Oggi faran le nostre madri
Anche noi si può far de quadri
Se il destino ci a lascia

Ora il nostro tricolore
Sventola sulla roccia
Il terzo Alpini con gran forza
A Tolmino volle andar

Per venirti a conquistare
Abiam perduti molti compagni
Tutti giovani sui vent'anni
La sua vita non torna più

 

BERSAGLIERE HA CENTO PENNE

Bersagliere ha cento penne
ma l'Alpino ne ha una sola;
un po' più lunga,
un po' più mora,
sol l'Alpin la può portar.

Quando scende la notte buia
tutti dormono laggiù alla Pieve;
ma con la faccia
giù nella neve
sol l'Alpin là può dormir.

Su pei monti vien giù la neve,
la tormenta dell'inverno,
ma se venisse
anche l'inferno
sol l'Alpin può star lassù.
 

Se dall'alto dirupo cade
confortate i vostri cuori,
perchè se cade
fra rocce e fiori
non gli importa di morir.

 

MOTORIZZATI A PIE'

Il sedici settembre
nessuno l'aspettava
la cartolina rosa,
ci tocca di partir.

Ci tocca di partire
con la tristezza in cuor,
lasciando la morosa
con gli altri a far l'amor.

Da Udin siam partiti,
da Bari siam passati,
Durazzo siam sbarcati
in Grecia destinati.

Motorizzati a piè
la penna sul cappel,
lo zaino affardellato
l'Alpino è sempre quel.

Ma pur verrà quel dì
che canterem così:
finita questa naja
a casa divertì.

 

E TU AUSTRIA

E tu Austria non essere ardita
di varcare d'Italia i confini
che sulle Alpi ci sono gli Alpini
che su per aria ti fanno saltar.

E tu Austria che sei la più forte
fatti avanti se hai del coraggio
e se la "buffa" ti lascia il passaggio
noi altri Alpini fermarti saprem.

Varcheremo le mura di Trento
coi fucili per ben caricati
e di rinforzo ci sta i richiamati
tutto per aria faremo saltar.

Al comando dei nostri ufficiali
caricheremo cartucce a mitraglia
e se per caso il colpo si sbaglia
a baionetta l'assalto farem.

 

DI QUA, DI LA' DEL PIAVE

Di qua, di là del Piave 
ci sta un'osteria.
Là c'è da bere e da mangiare
ed un buon letto da riposar.

E dopo aver mangiato,
mangiato e ben bevuto.
Oi bella mora se vuoi venire,
questa è l'ora di far l'amor.

Mi si che vegnaria
per una volta sola.
Però ti prego lasciami stare
che son figlia da maritar.

Se sei da maritare
dovevi dirlo prima.
Sei sempre stata coi vecchi Alpini,
non sei figlia da maritar.

E dopo nove mesi
è nato un bel bambino.
Sputava il latte, beveva il vino, 
l'era figlio d'un vecio Alpin.

 

MONTE CAURIOL

Fra le rocce, il vento, la neve,
siam costretti la notte a vegliar.
Il nemico crudele e rabbioso
lui cerca sempre il mio petto colpir.

Genitori, piangete, piangete,
vostro figlio è morto da eroe.
Vostro figlio è morto da eroe
su l'aspre cime del Monte Cauriol.

Il suo sangue l'ha dato all'Italia,
il suo spirto ai fiaschi de vin.
Faremo fare un gran passaporto
o vivo o morto dovrà ritornar.

 

SUL PONTE DI BASSANO

 

Eccole che le riva
ste bele moscardine,
son fresche e verdoline
colori no ghe na.

Colori no ghe nemo
ne manco gh'en serchemo,
ma un canto noi faremo
al Ponte di Bassan.

Sul Ponte di Bassanolà
ci darem la mano,
noi ci darem la mano
ed un bacin d'amor.

Per un bacin d'amore
successer tanti guai,

non lo credevo mai
doverti abbandonar.

Doverti abbandonare
volerti tanto bene,è
un giro di catene
che m'incatena il cuor.

Che m'incatena il cuore,
che m'incatena i fianchi,
in mona tutti quanti
quelli che mi vol mal.

 

APRITE LE PORTE

Aprite le porte
che passano,
che passano,
aprite le porte
che passano
i baldi Alpin.

Come la marcia ben
la banda, la banda,
come la marcia ben
la banda, la banda,
come la marcia ben
la banda, la banda,
come la marcia ben
la banda degli Alpin.

 

E C'ERANO TRE ALPIN

E c'erano tre Alpin
tornavan dalla guerra;

(Ritornello)
guarda che bell'Alpin
tornavan dalla guerra.

Il più bellin dei tre
aveva un mazz di rose;

(Ritornello)

La figlia del Re
vedendo quelle rose;

(Ritornello)

Dammele a me
io voglio quei bei fiori;

(Ritornello)

Le rose io ti darò
se tu sarai mia sposa;

(Ritornello)

Va a dirlo al mio papà
ed io sarò tua sposa;

(Ritornello)

Buon giorno signor Re
voglio tua figlia in sposa;

(Ritornello)

Vai via di qua
ti faccio fucilare;

(Ritornello)

E va sull'ostia ti
e la tua figlia ancora;

(Ritornello)

 

EREVAMO IN VENTINOVE

Eravamo in ventinove:
ora in sette siamo restà!
E gli altri ventidue
sul Som Pauses li han mazzà.

Maledetto sia il Som Pauses
coi suoi tubi di gelatina!
Si, l'è stà la gran rovina,
la rovina di noi Alpin!

Queste povere vedovelle
le va in chiesa, le va a pregar...
La passion dei lor mariti
le fa pianger e sospirar!

 

IL VENTINOVE LUGLIO

Il ventinove luglio
quando che matura il grano
è nata una bambina
con una rosa un mano.

Non era paesana
e nemmeno cittadina,
è nata in un boschetto
vicino alla marina.

Vicino alla marina,
dov'è più bello stare,
si vede i bastimenti
a navigar sul mare.

Per navigar sul mare
ci vuole le barchette,
per far l'amor di sera
ci vuol le ragazzette.

Le ragazzette belle
l'amor non lo san fare,
noialtri baldi Alpini
ce lo farem provare.

Ce lo farem provare,
ce lo farem sentire,
stasera dopo cena
prima d'andà dormire.

 

MAMMA MIA VIENIMI

INCONTRO

Mamma mia vienimi incontro,
vienmi incontro a braccia aperte:
io ti conterò le storie
che nell'Africa passò.

Era il sei del triste maggio
ed a Massaua siam disbarcati,
noialtri Alpini siamo andati
in Abissinia a guerreggiar.

Maledette quelle contrade,
quei sentieri polverosi:
sia d'inverno, sia d'estate
qua si crepa dal calor.

Baldissera manda a dire
che il nemico è sui confini
c'è bisogno degli Alpini
per poterli liberar.

Appena messo piede a terra
abbiam sentito la triste storia
che gli Alpini con grande gloria
sono morti a crociat-et.

Se avrem finite le cartucce
che n'abbiam centosessanta
combatteremo all'arma bianca
e grideremo Viva il Re!

Viva il Re e la Regina,
la pagnotta e la cinquina,
Menelick dall'Abissinia
lo vogliamo discacciar.

Lo vogliamo discacciare
al di là dei suoi confini
e davanti a noi Alpini
non gli resta che fuggir!

 

SUI MONTI SCARPAZI

Quando fui sui Monti Scarpazi
"Miserere" sentivo cantar,
T'ho cercato fra il vento e I creapazi
Ma un acroce soltanto ho trovà.

Oh mio sposo eri andato soldato
Per difendere l'Imperator,
Ma la morte quassù hai trovato
E mai più non potrai ritornar.

Maledeta la sia questa guera
Che mi ha dato sì tanto dolor,
Il tuo sangue hai donato a la tera
Hai distrutto la tua gioventù.

Io vorrei scavarmi una fossa
Seppelirmi vorrei da me,
Per poter colocar le mie ossa
Solo un palmo distante da te

 

 

TI RICORDI LA SERA

DEI BACI

Ti ricordi la sera dei baci,
che mi davi stringendomi al sen;
mi dicevi: sei bella, mi piaci,
sulla terra sei fatta per me!

Mi promise 'sta Pasqua sposarmi
ma il destino non volle così,
bell'Alpino che avevi vent'anni
nel Trentino sei andato a morir.

Ragazzette che fate all'amore,
non piangete, non state a soffrir;
non c'è al mondo più grande dolore
che vedere il suo bene morir.

 

 

JOSKA LA ROSSA
 

El muro bianco, drio de la to casa
Ti te saltavi come un oseleto,
Joska la rossa, pèle de bombasa,
Tute le sere prima de 'nà in leto.

Te stavi lì, co le to scarpe rote
Te ne vardavi drio da j' oci mori
E te balavi alegra tuta note
E i baldi alpini te cantava i cori. Oh.

Joska, Joska, Joska,
Salta la mura!
Fin che la dura, oh.
Joska, Joska, Joska,
Salta la mura!
Balla con mi! Oh. (2 volte)

Ti te portavi el sole ogni matina,
E de j 'Alpin te geri la morosa,
Sorela, mama, boca canterina,
Oci del sol, meravigliosa rosa.

Xe tanto e tanto nù, ca te zerchèmo.
Joska la rossa, amor, rosa spanja.
Ma dove sito andà? Ma dove andemo?
Semo ramenghi. O morti. E così sia. Oh.

Joska, Joska, Joska,
Salta la mura!
Fin che la dura, oh.
Joska, Joska, Joska,
Salta la mura!
Balla con mi! Oh. (2 volte)

Busa con crose. Sarà sta i putèi?
La par 'na bara e invece xe 'na cuna.
E dentro dorme tuti i to fradei,
Fermi, impalà, co i oci ne la luna. Oh.

Joska, Joska, Joska,
Salta la mura!
Fin che la dura, oh.
Joska, Joska, Joska,
Salta la mura!
Fermate là! Oh.
(3 volte accelerando)

Fermate là
 

 

OI CARA MAMMA

Oi cara mamma
i baldi Alpin van via
i baldi Alpin van via
e non ritornan più
oi si si cara mamma no
senza Alpini come farò?

Guarda la luna
come la cammina,e la scavalca i monti
come noialtri Alpin;
oi si si cara mamma no
senza Alpini come farò?

Guarda le stelle
come sono belle;
son come le sorelle
di noialtri Alpin;
oi si si cara mamma no
senza Alpini come farò?

Guarda il sole
come splende in cielo;
la lunga penna nera
la si riscalderà;
oi si si cara mamma no
senza Alpini come farò?

 

TA PUM

Venti giorni sull’Ortigara
senza il cambio per dismontà
Ta-pum, ta-pum, ...
Ta-pum, ta-pum, …

E domani si va all'assalto,
soldatino non farti ammazzar.
Ta-pum, ta-pum, ...
Ta-pum, ta-pum, …

Quando poi si discende a valle
battaglione non hai più soldà.
Ta-pum, ta-pum, ...

Nella valle c'è un cimitero,
cimitero di noi soldà.
Ta-pum, ta-pum, ...

Cimitero di noi soldà,
forse un giorno ti vengo a trovar.
Ta-pum, ta-pum, ... 

Ho lasciato la mamma mia,
l'ho lasciata per fare il soldà.
Ta-pum, ta-pum, ...

Quando portano la pagnotta
il cecchino comincia a sparar.
Ta-pum, ta-pum, ..

Battaglione di tutti i Morti,
noi giuriamo l'Italia salvar.
Ta-pum, ta-pum, ...

 

 

E CADORNA MANDA A DIRE

E Cadorna manda a dire

che si trova là sui confini,

che ha bisogno degli alpini

per potersi avanzar.

 

Novantotto su coraggio

che le porte son bombardate

tra fucili e cannonate

il nemico cederà.

 

Cara mamma non tremare

se non vedi più ritornare

un Alpino militare

che di guardia sui confin

 

un Alpino militare

che di guardia resterà.

 

 

MONTE PASUBIO 

Su la strada del Monte Pasubio,
lenta sale una lunga colonna,
bomborombon bom bomborombom.

L'è la marcia de chi non torna
de chi se ferma a morir lassù.

Ma gli alpini non hanno paura,
bomborombom bom bomborombom.

Su la cima del Monte Pasubio,
soto i denti ghè ze 'na miniera,
bomborombom bom bomborombom.

Zè i alpini che scava e spera
de ritornare a trovar l'amor.

Ma gli alpini non hanno paura,
bomborombom bom bomborombom

Su la strada del Monte Pasubio,
zè rimasta soltanto 'na croce,
bomborombom bom bomborombom,
no se sente mai più 'na voce,
ma solo el vento che basa i fior.

Ma gli alpini non hanno paura,
bomborombom bom bomborombom

 

 

  LA LICENZA

Trenta mesi che faccio il soldato

una letterina mi vedo arrivar.

Sarà forse la mia morosa

che si trova sul letto ammala'

 

A rapporto signor capitano,

se in licenza mi vuole manda'

La licenza l'hai bell'è firmata,

basta che torni da bravo solda'

 

Glielo giuro, signor capitano,

che mi ritorno da bravo solda'

Quando arrivo vicino al paese

campane a morto sentivo sonar.

 

Quando fui vicino alla chiesa

un funerale vedevo passar!

Sarà forse la mia morosa,

che ho lasciata sul letto ammala'.

 

Portantina che porti quel morto,

per favore fermatevi un po'

Se da viva non l'ho mai baciata

ora ch'è morta la voglio baciar.

 

L'ho baciata che l'era ancor calda,

la sapeva di rose e di fior!

 

E SUL CERVINO

E sul Cervino  c'è una slavina
l'è la rovinadi noi Alpin.

(Ritornello)
E se son pallida
nei miei colori
no voglio dottori
no voglio dottori.

E se son pallida come 'na strassa
vinassa, vinassae fiaschi de vin.

Sul Monte Rosa c'è una colonna
l'è la Madonna di noi Alpin.

(Ritornello)

E in fondo valle c'è un'osteria
l'è l'allegria di noi Alpin.

(Ritornello)

Là nella valle c'è una ragazza
che la va pazza per noi Alpin.

(Ritornello)

Là nella valle c'è la Rosina
l'è la rovina di noi Alpin.

(Ritornello)

Là su quel monte c'è un buco nero
l'è il cimitero di noi Alpin.

(Ritornello)

Là nella valle c'è una caserma
requiem eterna per chi ci sta.

(Ritornello)

 

 

QUEL MAZZOLIN DI  FIORI

Quel mazzolin di fiori
che vien dalla montagna,
e bada ben che non si bagna
ché lo voglio regalar.

Lo voglio regalare,
perché l'è un bel mazzetto;
lo voglio dare al mio moretto,
questa sera quando 'l vien.

Stasera quando viene,
sarà una brutta sera,
e perché sabato di sera,
lui non è venuto a me.

Non l'è venuto a me
l'è andà da la Rosina,
e perché mi son poverina
mi fa pianzer, sospirar.

Fa pianzer e sospirare
sul letto dei lamenti.
E cosa mai diran le genti
cosa mai diran di me.

Diran che son tradita,
tradita nell'amore,
e allora a me mi pianze il cuore
e per sempre pianzerà.

Abbandonato il primo,
abbandonà il secondo,
abbandono tutto il mondo
e non mi marito più.

LA MAMMA DI ROSINA

La mamma di Rosina era gelosa
(bim bom bam màcina ben che vien che va
Rosina dimmelo per carità)
nemmeno alla fontana
con gli occhi bianchi e neri
nemmeno alla fontana la mandava.

Un giorno la Rosina va al mulino
(bim bom bam màcina ben che vien che va
Rosina dimmelo per carità)
la va per macinare
con gli occhi bianchi e neri
la va per macinar farina fina.

 

Fa' veglia molinaro che l'è giorno!
(bim bom bam màcina ben che vien che va
Rosina dimmelo per carità)
son qui da stamattina
con gli occhi bianchi e neri
son qui da stamattina ad aspettare.

Ma cosa t'è successo, mia Rosina?
(bim bom bam màcina ben che vien che va
Rosina dimmelo per carità)
Oh mamma non guardarmi
con gli occhi bianchi e neri
lo sai: chi va al mulino s'infarina

 

VECCHIO SCARPONE

Lassù in un ripostiglio polveroso
fra mille cose che non servon più,
ho visto un poco logoro e deluso
un caro amico della gioventù.

Qualche filo d’erba col fango disseccato,
fra i chiodi pareva conservar,
era uno scarpone militar.

Vecchio scarpone
quanto tempo è passato,
quante illusioni fai rivivere tu.
Quante canzoni, sul tuo passo ho cantato
che non scordo più.

Sopra le dune del deserto infinito,
lungo le sponde accarezzate dal mar.
Per giorni e notti
insieme a te ho camminato, senza riposar.

Lassù fra le bianche cime
di nevi eterne immacolate al sol,
cogliemmo le stelle alpine
per farne dono ad un lontano amor.

Vecchio scarpone
come un tempo lontano,
in mezzo al fango con la pioggia e col sole,
forse sapresti, se volesse il destino
camminare ancor.

Vecchio scarpone,
fai rivivere tu
la mia gioventù.

 

  

FIGLI DI NESSUNO 

Figli di nessuno, che noi siam...
Fra le rocce noi viviam,
ci disprezza ognuno
perché laceri noi siam.


Siamo nati chissà quando,
chissà dove, allevati dalla pura carità;
senza padre senza madre, senza un nome
noi viviamo come uccelli in libertà.


Noi viviamo fra i boschi
sugli alti monti e
dagli aquilotti ci
facciamo ammirar.

Le ragazze d'oggi
son smorfiose,
cercan tizio, cercan caio,
mille cose in quantità.

Ma se troviamo uno
che ci sappia comandar e dominar,
figli di nessuno che noi siam,
anche a digiuno sappiam marciar.

 

 

E' MORTO UN ALPINO

E' morto un Alpin, sulla montagna

Ritornava dal confin dopo la guerra:

ma quando l'Alpin l'è cascà in terra

fu lì un angel del Trentin

che ghe diseva:

" O bell'alpino, alla tua casetta

manda un saluto: io l' porterò"

Allora l'Alpin l'ha verti i oci,

ghe parea che l'angiol fosse lì vicino:

"Angel del cielo, l'ultimo mio baso

prtemel caldo al mio tesor,

portemel caldo al mio amore."

E' morto un Alpino

 

 

 

LA RIVISTA DELL’ARMAMENTO

E il cappello che noi portiamo, quello é l'ombrello ,di noi Alpin. 

E tu biondina capricciosa garibaldina tu sei la stella di noi soldà. 

E le giberne che noi portiamo non portacicche di noi soldà.

E tu biondina ... 

E lo zaino che noi portiamo, quello è l'armadio di noi Alpin.

E tu biondina ... 

E la gavetta che noi portiamo è la cucina di noi soldà.

E tu biondina ... 

E la borraccia che noi portiamo è la cantina di noi soldà.

E tu biondina ... 

E le scarpette che noi portiamo, son le barchette di noi Alpin. 

E tu biondina ... 

E il fucile che noi portiamo, è la difesa di noi Alpin.

E tu biondina ...

E le stellete che noi portiamo son disciplina di noi soldà.

E tu biondina ...

La penna nera che noi portiamo, è la bandiera di noi Alpin.

E tu biondina ...

E il pistocco che noi portiamo, è il paga-debit di noi Alpin.

Etu biondina ...

 

 

LA VILLANELLA 

Varda che passa la villanella; 

osc-ce che bela, la fa innamorar! 

O come bali bene bela bimba,

bela bimba, bali ben! 

Varda quel vecio sotto la scala

osc-ce che bala, ch’el gh’ha ciapà. 

O come bali bene bela bimba,

bela bimba, bali ben! 

Varda quel merlo dentro la gabbia

osc-ce che rabbia ch’el gh’ha ciapà. 

O come bali bene bela bimba,

bela bimba, bali ben! 

Dansa al mattino, dansa alla sera

sempre leggera sembra volar. 

O come bali bene bela bimba,

bela bimba, bali ben!

 

 

PIEMONTESINA 

Addio bei giorni passati mia piccola amica ti devo lasciar gli studi son già terminati abbiamo finito così di sognar. Lontano andrò, dove non so parto col pianto nel cuor dammi l'ultimo bacio d'amor. Non ti potrò scordare Piemontesina bella sarai la sola stella che brillerà per me ricordi quelle sere passate al Valentino col biondo studentino che ti stringeva sul cuor.

Addio mio vecchio studente di un giorno passato che adesso è dottor io curo la povera gente ma pur non riesco a guarire il mio cuor. La gioventù non torna più, quanti ricordi d'amor a Torino ho lasciato il mio cuor Non ti potrò scordare ...

  

 

SUL RIFUGIO BIANCO DI NEVE 

Sul rifugio bianco di neve 

una luce pallida  

appar:  

è Marisa che va lieve lieve:  

veci alpini vi viene a  

trovar.  

È Marisa, che dopo il tramonto  

col suo canto vi  

cullerà,  

è la pallida fata dei  

monti:  

col suo manto vi  

coprirà.  

Se un alpino cade in montagna,  

la fanciulla pianger  

vedrà.  

Se una lacrima gl’occhi le bagna,  

sulla neve un fior  

diverrà.  

salutate il babbo per me  

e salutate la bella  

bandiera  

degli eroi che vanno a  

morir.  

Lenta, lenta cade la neve sul rifugio a  

biancheggiar:  

sembra una stella caduta dal cielo  

e il rifugio diventa un  

fior.  

 

 

 GRAN DIO DEL CIELO

 

O Dio del cielo,

se fossi una rondinella,

O Dio del cielo,

se fossi una rondinella,

vorrei volare,

vorrei volare

vorrei volare

in braccio alla mia bella.  

Prendi quel secchio

e portalo alla fontana,

là c'è il tuo amore

là c'è il tuo amore

là c'è il tuo amore

che alla fontana aspetta. 

Prendi il fucile

e vattene alla frontiera,

prendi il fucile

e vattene alla frontiera,

là c'è il nemico

là c'è il nemico

là c'è il nemico

che alla frontiera aspetta

 

 

 

LA MULA DE PARENZO

La mula de Parenzo

l’ha messo su bottega:
de tutto la vendeva,

de tutto la vendeva,
la mula de Parenzo

l’ha messo su bottega:
de tutto la vendeva

fora che ‘l baccalà:
perché non m’ami più?
La me ‘morosa è vecia

 la tengo de riserva,
ma quando spunta l’erba,

 ma quando spunta l’erba;
la me ‘morosa è vecia

la tengo de riserva,
e quando spunta l’erba

 la mando a pascolar
perché non ami più?
La mando a pascolare

 insieme alle caprette,
l’amor con le servette,

l’amor con le servette,
la mando a pascolare

insieme alle caprette,
l’amor con le servette

 non lo farò mai più:
perché non m’ami più?
Tutti mi dicono bionda

ma bionda io non sono,
porto i capelli neri,

 porto i capelli neri;
tutti mi dicono bionda,

 ma bionda io non sono,
porto i capelli neri

sinceri nel fare l’amor:
e perché non m’ami più?

Se il mare fosse tòcio

 e i monti de polenta

oh mamma che tociàde!

 Polenta e baccalà

perché non m’ami più?

 

 

 

LA VIEN GIU’ DALLE MONTAGNE

 

La vien giù dalle montagne,

l’è vestita alla francese,

da un bel giovane cortese

gli fu chiesto far l’amor.

 

“Lo ringrazio, o giovanotto,

la ringrazio del buon cuore,

appartengo a un altro amore

che mi ama e mi vuol ben”.

 

“Vatten via, o sciagurata,

vatten via su le montagne,

a raccoglier le castagne

con gli agnelli a pascolar”.

Io non sono montanara

e nemmeno paesana

sono nata in su la spiaggia

e son figlia del bel mar.

 

Ed il sole fù mio padre

e la luna fù mia madre

le sorelle son le stelle

che scintillano nel ciel.

 

“Sono nata in mezzo ai fiori,

in mezzo ai fiori di vermiglio

sono pura come un giglio,

come un giglio voi morir”.

 

 

LE CAMPANE DI SAN GIUSTO 

Per le spiaggie, per le rive di Trieste

suona e chiama di San Giusto la Campana,

l'ora suona, l'ora suona non lontana

che èpiù schiava non sarà.

 

Le ragazze di Trieste

cantan tutte con ardore:

 O Italia, o Italia del mio cuore,

tu ci vieni a liberar!

 

Avrà baci, fiori e rose la marina,

la campana perderà la nota mesta,

su San Giusto sventolar vedremo a festa

il vessillo tricolor.

 

Le ragazze di Trieste

cantan tutte con ardore:

- O Italia, o Italia del mio cuore,

tu ci vieni a liberar!

 

SUL PAJON

Il battaglione Aosta
sul Pajon
sta sempre sulle cime,
sul Pajon
ma quando scende a valle,
sul Pajon
attente ragazzine!

Sul Pajon de la caserma

Requiem meterna e cisì sia,

và a remengo ti

to pare, to mare e to zia

e la naja e compagnia

sul Pajon, sul Pajon

Il parroco d'Aosta,
l'ha detto predicando,
"Attente ragazzine,
che il "Quarto" sta arrivando".

Una de le più bele,
l'ha detto piano piano:
"Se il "Quarto" sta 'rivando
l'è quelo che spetiamo".

Una de le più brute,
l'ha detto forte forte:
"Se il "Quarto" sta 'rivando
noi gli farem la corte!

E dopo nome mesi,
è nato un bel bambino.
Non vuole bere latte
ma beve solo vino!".

 

VOLA COLOMBA

Dio del Ciel se fossi una colomba
Vorrei volar laggiù dov'è il mio amor,
Che inginocchiato a San Giusto
Prega con l'animo mesto:
Fa che il mio amore torni
Ma torni presto

Vola, colomba bianca, vola
Diglielo tu
Che tornerò

Dille che non sarà più sola
E che mai più
La lascerò

Fummo felici uniti e ci han divisi
Ci sorrideva il sole, il cielo, il mar
Noi lasciavamo il cantiere
Lieti del nostro lavoro
E il campanon din don
Ci faceva il coro

Vola, colomba bianca, vola
Diglielo tu
Che tornerò

Tutte le sere m'addormento triste
E nei miei sogni piango e invoco te
Anche il mi vecio te sogna
Pensa alle pene sofferte
Piange e nasconde il viso tra le coperte

Vola, colomba bianca, vola
Diglielo tu
Che tornerò

Diglielo tu
Che tornerò.

 

OI,BARCARIOL DEL BRENTA

 

Oi, barcariol del Brenta

presteme la barchetta,

per andare in gondoleta

su la riva del mar.

Mi si che ve la presto

basta che la ritorna:

se la barca se sprofonda

no ve la presto più.

La barca è preparata

cinta di rose e fiori,

ci son dentro i cacciatori

del settimo alpin.

Del settimo alpini

del battaglio Cadore,

vi saluto belle more

non vi vedrò mai più.

Ci rivedremo ancora

forse da richiamati,

con gli zaini affardellati

non ci vedremo più.

La barca è ritornata

cinta di rose e fiori,

ci con dentro i cacciatori

dei settimo alpin.

 

 

 

IL SILENZIO

Brutta cappella, va in branda 

va a dormir, e va a dormir,  

mentre l’anziano ’l va fora  

a divertis, a divertiss.  

Non t’arrabbiare che i mesi  

passano… la finirà,  

i giorni volano… la finirà,  

anche per te… la finirà.  

Cara cappella dovrai ancor  

patir,  

ma adesso per ora tu cerca di  

dormir,  

che quando anziano lo sarai  

pur tu,  

non ci potrai scordare mai più

 

 

CAMPANE DI MONTE NEVOSO


Lasciarono il bianco paesello
cento mamme e altrettanti tesor,
un fior tra la piuma e il cappello
e una dolce canzone nel cuor.
 Ritorneremo ancor sui nostri monti
e falceremo il grano al sole,
berremo l’acqua viva delle fonti
ch’è pura come il nostro amor!
Campane di Monte Nevoso, quei rintocchi nel cielo divin
sembravano un grido armonioso “Proteggete i miei giovani alpin”!
Tutto fu distrutto, ma tu torni a rintoccar,
campanil di Monte Nevoso;
tra le mura lacere c’è sempre un focolar
cento cuori sempre ad aspettar!
Campane di Monte Nevoso,
quei rintocchi nel cielo divin
sembravano un grido armonioso
“Proteggete i miei giovani alpin”!
Campane dal suono giocondo
che invocate la pace e l’amor,
non quella che predica il mondo,
ma la pace che vuole ogni cuor;
la pace, la fede, la gioia, l’amor!...

 

CHIESETTA ALPINA

C'E' UNA CHIESETTA ALPINA DOVE GIA' RINTOCCA UNA CAMPANA
     NEL VEDERLA COSI' IN ALTO PARE IN CIELO E PIU' LONTANA
     COL SUONA PAR CHE DICA AL CUOR NEL DOLCE VESPRO MATTUTIN
     ALLA CHIESETTA TUTTA IN FIOR RITORNERA' IL MIO BELL' ALPIN

S' ODE UN SUONO MA NON E' PIU' LA CAMPANA DELLA CHIESETTA
     E' IL SILENZIO DELLA SERA CHE PIAN PIAN SUONA LA TROMBETTA
     PIAN PIANO COME IN UN SOSPIR TRA BREVE NON SI SENTE PIU'  
     MA AL BRUNO ALPINO PAR DI UDIR LA CAMPANELLA DI LAGGIU'

ROSELLINA CHE COL GREGGE VA SUI MONTI DI BUON MATTINO
     E CON ANSIA E FEDE ASPETTA CHE RITORNI IL SUO BELL' ALPINO
     SE PUR LONTANO IL BRUNO ALPIN A TE SOLTANTO PENSERA'
     E UN DI VEDRAI CHE A TE VICIN FELICE ANCOR RITORNERA'

ED UN GIORNO ASSAI PIU' FORTE SUONA A FESTA LA CAMPANELLA
     E' TORNATO IL BRUNO ALPINO E ROSELLINA SI FA PIU' BELLA
     E' BIANCA E PURA COME UN FIOR CHE AL SOL DI MAGGIO SBOCCERA'
     E LA CAMPANA CON AMOR PER QUELLE NOZZE SUONERA'

PER QUELLE NOZZE SUONERA'

 

CUORE ALPINO

QUANDO AL RADUNO VA UN' ALPINO
     NEL SUO CUORE C'E' TANTA EMOZIONE
     GUARDA IL CIELO LA SUA PENNA NERA 
     MENTRE SFILA PER IL TRICOLOR

CUORE ALPINO..... CUORE ALPINO.....
     TU PENSI SEMPRE A TUTTO IL TEMPO PASSATO SUI MONTI
     CUORE ALPINO..... CUORE ALPINO.....
     TU SAI TROVARE GLI AMICI SINCERI E LI FAI SOGNAR

ANCHE SE NON HA PIU' LA DIVISA
     NEL SUO CUORE C'E' UN SOL SENTIMENTO
     IL RICORDO DEL SUO REGGIMENTO
     CHE SCORDARE MAI PIU' LUI POTRA'

VECCHIO ALPINO..... VECCHIO ALPINO.....
     IL FREDDO E IL GELO NON HANNO SPENTO IL TUO GRANDE AMORE
     CUORE ALPINO..... CUORE ALPINO.....
     TU SAI TROVARE GLI AMICI SINCERI E LI FAI SOGNAR

CUORE ALPINO.....CUORE ALPINO.....

 

 CIMITERO DI ROSE

SOTTO LE CIME DI QUEGLI ALTI MONTI
     LA MAMMA MIA RIPOSA TRA I FIOR
     I FIORI PIU' BELLI E PIU' PROFUMATI
     DI QUELLE MONTAGNE DOVE IO SONO NA'

QUANDO PICCINO SUL LETTO DI FOGLIE
     SEMPRE DORMIVO ACCANTO A LEI
     DICEVA:" RICORDATI E PORTAMI UN FIORE
     QUANDO SARO' ANCH' IO VICINO AL TUO PAPA' "

LA MAMMA E' MORTA IO DEVO PARTIRE
     DEVO PARTIRE E ANDAR LAVORAR
     E DEVO LASCIARE I MIEI CARI MONTI
     COME FAREMO A PORTARLE QUEL BEL FIOR

HO SEMINATO UN CAMPO DI ROSE
     NEL CIMITERO ABBANDONA'
     LA NEVE DEI MONTI SCIOGLIENDOSI AL SOLE
     DI QUEL CIMITERO I FIORI BAGNERA'

SON RITORNATO IN QUEL CIMITERO
     NEL CIMITERO ABBANDONA'
     I FIORI PIU' BELLI E PIU' PROFUMATI
     ERANO QUELLI DI MAMMA E DI PAPA'.
 

_________________________

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

PREGHIERE - POESIE - PAROLE

DEGLI ALPINI

Dopo i mille e duecento chilometri, della marcia

di ripiegamento dal Don, il conducente di muli    

Pilòn  disse:

Gli alpini arrivano a piedi

là dove giunge soltanto

la fede alata.

                        Pilòn Gio Batta

    

Egli è lassù che veglia.

 

Un'ombra nella tormenta

una figura maestosa

una penna nera

un canto

una preghiera...

Lui.

L'ultimo Alpino.

Egli è lassù  che veglia

 

Penna nera

 

Esile lembo di un’ala

che sa di altezze infinite,

di spazi sconfinati,

di dominio dei monti

e del piano.

Simbolo dei soldati dell’Alpe

perpetui nel tempo

sibili di tormente,

furor di battaglie,

pietà di opere buone,

calvari di penne mozze.

Segno imperituro

di forza, di coraggio,

di sacrificio, di valore,

piantata sul cappello alpino,

svetti nel cielo come una bandiera

vecchia e cara Penna Nera.

                          

Aldo Rasero

 

Preghiera dell'Alpino

Su le nude rocce, sui perenni ghiacciai,
su ogni balza delle Alpi ove la provvidenza
ci ha posto a baluardo fedele delle nostre
contrade, noi, purificati dal dovere
pericolosamente compiuto,
eleviamo l'animo a Te, o Signore, che proteggi
le nostre mamme, le nostre spose,
i nostri figli e fratelli lontani, e
ci aiuti ad essere degni delle glorie
dei nostri avi.
Dio o­nnipotente, che governi tutti gli elementi,
salva noi, armati come siamo di fede e di amore.
Salvaci dal gelo implacabile, dai vortici della
tormenta, dall'impeto della valanga,
fa che il nostro piede posi sicuro
sulle creste vertiginose, su le diritte pareti,
oltre i crepacci insidiosi,
rendi forti le nostre armi contro chiunque
minacci la nostra Patria, la nostra Bandiera,
la nostra millenaria civiltà cristiana.
E Tu, Madre di Dio, candida più della neve,
Tu che hai conosciuto e raccolto
ogni sofferenza e ogni sacrificio
di tutti gli Alpini caduti,
tu che conosci e raccogli ogni anelito
e ogni speranza
di tutti gli Alpini vivi ed in armi.
Tu benedici e sorridi ai nostri Battaglioni
e ai nostri Gruppi.
Così sia.

 

Preghiera dell'artigliere da

Montagna

Dio onnipotente ed eterno a Te, cui danno gloria i cieli, i monti ed il mare, noi Artiglieri da Montagna eleviamo i cuori.

Tu hai scelto nei tempi antichi la montagna, naturale palestra di virtù umane ed oasi perenne di religiosi silenzi, per dare a gli uomini i Tuoi comandamenti e nella pienezza dei tempi hai voluto proclamare al mondo la Tua legge di AMORE dal colle delle beatitudini.

Signore Gesù Cristo, Tu hai detto un un giorno che nessuno ama il proprio fratello più di colui che dà la vita; i nostri Artiglieri da Montagna hanno accolto la Tua voce ed hanno seguito il Tuo esempio.

Sulle montagne, nei deserti, nelle steppe nevose dove il DOVERE li ha chiamati, essi hanno sacrificato, come hai fatto Tu un giorno sul monte Calvario, la loro vita per noi; noi oggi Ti preghiamo per loro.

Nel Tuo paradiso, dove non agiva la tormenta, accogli in pace i loro spiriti immortali !

A noi che li ricordiamo quaggiù dona la grazia di godere, anche per il loro generoso sacrificio, una lunga pace e di lavorare concordi per la serenità delle nostre case e per la dignità della nostra ITALIA

Così sia.

 

Il Nostro Cappello

<Sapete cos'è un cappello alpino?>

E' il mio sudore che l'ha bagnato e le lacrime che gli occhi piangevano

e tu dicevi: <Nebbia schifa>.

Polvere di strade, sole di estati, pioggia e fango di terre balorde,

gli hanno dato il colore.

Neve e vento e freddo di notti infinite, pesi di zaini e sacchi,

colpi d'armi e impronte di sassi,

gli hanno dato la forma.

Un cappello così hanno messo sulle croci dei morti,

sepolti nella terra scura,

lo hanno baciato i moribondi come baciavano la mamma.

L'han tenuto come una bandiera.

Lo hanno portato sempre.

Insegna nel combattimento e guanciale per le notti.

Vangelo per i giuramenti e coppa per la sete.

Amore per il cuore e canzone di dolore.

Per un Alpino il suo

CAPPELLO E' TUTTO.

Da una lettera trovata addosso a un Alpino caduto in Grecia.

 

Preghiera dell'alpino ignoto


Tu per le mie ferite
da cui scese sangue
alla terra alle pietre
al fango alla neve
dovunque passai;

Tu per il mio silenzio
e il mio dolore senza volto
e il mio respiro che cessò
senza lamento
nell'invocare Te;

Tu per il lungo calvario
d'ogni fratello alpino
che giacque infine riverso
in quell'ora e per sempre
simile a me
nella sua stessa offerta;

Tu per gli occhi di mia madre
fermi nel buio fermi nel vuoto
in cui vedesti tremolare
e cadere verso Te dalle ciglia
la luccicante preghiera;

Tu per le mani di mio figlio
che mai sentirono le mie
e non ebbero più guida
se non di ricordo;

Tu, o Signore, tendi la mano
per quanto noi ti offriamo,
preserva dalla vita e dalla morte
ch'io conobbi in sorte
e benedici
ogni fratello che vive.
Benedici l'Italia.

                     Giulio Bedeschi

 

Poesia – Preghiera

del bosco delle Penne Mozze

Penne Mozze del mio cuore,
ricordate su a Cison
con un albero e una stele,
erba, roccia e pochi fior.
Morti d’Africa e di Libia
E dell’Alpi e mari ancor
Grecia, Russia e dei Balcani
Ch’el Cristo ve varda
ch’el vento ve basa,
che i alberi canta
al sol e a la luna
canson vecie e nove
de requie e de gloria,
o pena spacada
t’à fato la storia
Penne Mozze per l’onor!

                        Mario Altarui

 

Preghiera


O buon Dio,
benedici tutti i miei Alpini,
benedici i loro sacrifici,
i loro morti, il loro lavoro,
il loro impegno,
e rendi forte sempre più forte
le loro armi,
ma quelle che noi chiamiamo le nostre armi improprie,
il cuore per amare e le braccia per lavorare.

                         Leonardo Caprioli

 

Gli Alpini 

Sogni in grigio-verde,

scarponi di gloria

per una Patria da difendere.

Montagne di ricordi,

il Piave, l’amara grecia,

le impervie alpi

e le ambe etiopi.

Oggi: missioni d’amore,

penne nere color Afganistan,

armate di un sorriso,

combattono la battaglia della pace.

 

                                   Ermanno Eandi

                                                                                             

 

Preghiera del Disperso

Signore, tu sai che ho lasciato la mia casa per compiere il mio dovere e tu sai anche che,
dove il destino mi ha spinto, l'ho compiuto senza fare ritorno.
Nessuno conosce la mia sorte, il dolore del mio cuore e la sofferenza della mia carne
Tu sai quanto ho invocato il tuo aiuto, ma cosi tu hai deciso; io non sarei tornato alla mia casa, disperso in un turbine di neve, di mare di sabbia, di ghiaccio e di fuoco, nell'infinito
dal tuo regno.
Signore, tu che solo conosci la mia sorte e tutto il dolore del mondo, conforta mia madre e mio padre, consola la mia sposa e, proteggi i miei figli, di loro che mi ritroveranno nella fede in te, che tutto comprende, e nell'amore verso la patria e verso la famiglia, cosi mi sentiranno vicino almeno nello spirito.
Signore tu che sei stato trafitto sulla croce dalla lancia pietosa di un soldato, concedi, ora, questa grazia a chi si è perso nel turbine della guerra, senza lasciare traccia: ti prego, Signore, per il mio ultimo riposo, fammi tornare in seno alla terra natia.

La canzone del Grappa

Monte Grappa tu sei la mia patria,

sovra a te il nostro sole risplende,

a te mira chi spera ed attende

i fratelli che a guardia vi stan.

Contra a te già s'infranse il nemico,

che all'Italia tendeva lo sguardo:

non si passa un cotal baluardo

affidato ad italici cuor.

Monte Grappa tu sei la mia patria,

sei la stella che addita il cammino,

sei la gloria, il volere, il destino,

che all'Italia ci fa ritornar.

Le tue cime fur sempre vietate

per il piè dell'odiato straniero

dei tuoi fianchi egli ignora il sentiero

che pugnando più volte tentò.

Qual la candida neve che al verno

ti ricopre di splendido ammanto,

tu sei puro ed invitto col vanto

che il nemico non lasci passar.

Monte Grappa tu sei la mia patria

O montagna per noi tu sei sacra

giù di lì scenderanno le schiere

che irrompenti a spiegate bandiere

l'invasione dovranno scacciar.

 

La Leggenda del Piave

Il Piave mormorava

calmo e placido al passaggio

dei primi fanti, il Ventiquattro Maggio:

l'Esercito marciava

per raggiunger la frontiera

per far contro il nemico una barriera...

Muti passavan quella notte i fanti:

tacere bisognava , e andare avanti !

 S'udiva intanto dalle amate sponde,

sommesso e lieve il tripudiar dell'onde.

Era un presagio dolce e lusinghiero.

          Il Piave mormorò :"Non passa lo

straniero!"

Ma in una notte triste

si parlò di un fosco evento,

e il Piave udiva l'ira e lo sgomento.....

Ahi, quanta gente ha visto

venir giù, lasciare il tetto,

poichè il nemico irruppe a Caporetto!

Profughi ovunque! Dai lontani monti,

venivano a gremir tutti i suoi ponti.

S'udiva allor, dalle violate sponde,

sommesso e triste il mormorio dell'onde:

  come un singhiozzo, in quell'autunno

nero,

il Piave mormorò:"Ritorna lo straniero!"

E ritornò il nemico,

per l'orgoglio, per la fame:

volea sfogare tutte le sue brame...

Vedeva il piano aprico,

di lassù: voleva ancora

sfamarsi, e tripudiare come allora...

No!- disse il Piave.- No!- dissero i fanti,

mai più il nemico faccia un passo avanti!

Si vide il Piave rigonfiar le sponde!

    E come i fanti combattevan le onde...

Rosso del sangue del nemico altero,

          il Piave comandò: " Indietro, và,

straniero!"

Indietreggiò il nemico

fino a Trieste, fino a Trento...

E la vittoria sciolse le ali al vento!

Fu sacro il patto antico:

Tra le schiere furon visti

risorgere Oberdan, Sauro, Battisti...

Infranse, alfin, l'italico valore

le forche e l'armi dell'impiccatore.

Sicure l'Alpi...Libere le sponde...

E tacque il Piave: si placaron le onde...

Sul patrio suolo, vinti i torvi imperi,

la Pace non trovò nè oppressi, nè

stranieri!

 

 

San Martino del Carso 

Di queste case non è rimasto

che qualche brandello di muro.

Di tanti che mi corrispondevano

non è rimasto neppure tanto.

Ma nel mio cuore nessuna croce.

E’ il mio cuore il paese più straziato.

 

                       Giuseppe Ungaretti

 

 

  I Muli 

 

Di Tolo Da Re 

Ve vedo tuti

Ameto

Rifa

Trento

Ve vedo tuti

Uno drio l’altro

Quanto tira la mulattiera.

Ancora go nel naso il vostro udor:

stàladego, corame, pel sudà.

Ancora sento il caldo

de quel vostro silenzio così vivo

da diventar persona,

da diventar parente.

Ve vedo tuti:

Ardente

Nilo

Ugessa.

Quanto jè vostre

la ròcia, la poiana,

i mugbi, la sorgente, el can pastor:

Ve vedo tuti:

Stela

Baldo

Fior:

Serco nei oci vostri

panorami strussià da le fadighe.

Passo in rivista

el vostro duro balin:

armi, pagnoche, fien, bidoni, pàia.

Ve vedo tuti:

Perla

Fosco

Gaia.

In meso a na bufera

De vento e neve,

o coi musoni arsi che i beva

dopo la scarpinada,

o a l’alba

quando i ve imbastava,

o driti in piè a dormir soto la luna.

Ve vedo tuti:

Bruna

Griso

Scaltro:

col vostro destin su la gropa,

in marcia

uno drio l’altro.

 

Il mulo dell'Alpino

Tre volte cadde sulla mulattiera,

poi la mitraglia al suolo l'inchiodò;

nell'occhio spento c'era una preghiera

il conducente in pianto lo baciò.

Preghiera del Mulo

Non ridere, o mio conducente, ma ascolta questa mia preghiera. Accarezzami spesso e parlami, imparerò così a conoscere la tua voce, ti vorrò bene e lavorerò più tranquillo.

Tienimi sempre pulito! Un giorno ho sentito dire del Capitano che "Un buon governo vale metà razione". E' vero: quando ho gli occhi, la pelle, gli zoccoli puliti, mi sento meglio, mangio con maggiore appetito e lavoro con più lena.

Quando sono in scuderia lasciami legato lungo, specie di notte, affinché io possa giacere e riposare. Va bene che sono capace di dormire anche stando in piedi ma, credimi, riposo e dormo meglio quando sono sdraiato.

Se quando mi metti il basto e ne stringi le cinghie divento irrequieto non credere che lo faccia per cattiveria, ma è perché soffro il solletico; abbi quindi pazienza, non trattarmi male e mettimi il basto e regolane le cinghie con delicatezza.

Quando andiamo in discesa ed io vado più adagio di te, pensa che lo faccio perché voglio ben vedere dove metto i piedi; non incitarmi quindi a procedere più celermente , ma allungami il pettorale e accorcia la braga affinché il carico non mi penda sul collo e mi spinga a cadere.

E quando in salita io vado più in fretta non mi trattenere con strattonate e non ti attaccare alla coda perché io ho bisogno di essere libero nei movimenti per meglio superare i tratti più ripidi e più difficili del percorso. accorciami il pettorale ed allunga la braga in modo che il carico non mi vada sulle reni procurandomi ferite e piaghe.

se io inciampo, abbi pazienza, sorreggimi ed aiutami. Se lungo le rotabili passano quelle macchinacce che con il loro rumore mi fanno tanta paura, non tirarmi per le redini per non farmi innervosire. Accarezzami invece, parlami e vedrai che rimarrò tranquillo.

Quando rientriamo in caserma o nell'accampamento non abbandonarmi subito anche se sei stanco, ma pensa che anch'io ho lavorato e sono più stanco di te. Se sono sudato, strofinami subito con un po' di paglia; per te sarà una fatica ben lieve e basterà ad evitarmi dolori reumatici, tossi e coliche.

Fammi bere spesso acqua fresca e pulita, se bevo troppo in fretta distaccami pure dall'acqua perché mi farebbe male, ma non agire con imprecazioni e con strattonate. Lascia poi che io torni a bere quando voglio, perché l'acqua non mi ubriaca e mi fa bene.

Quando poi sei di guardia-scuderia non dimenticare di passare la biada al setaccio per togliere polvere e terra; mi eviterai così riscaldamenti e dolori viscerali.

Ricordati che io capisco benissimo quando il conducente mi vuole bene o è cattivo. Se ha cura di me, sono contento quando mi è vicino e lavoro più volentieri; quando invece mi tratta male o mi fa dei dispetti, divento nervoso e posso essere costretto a tirar calci.

Allorché starai per andare in congedo e dovrai passarmi in consegna al conducente della classe più giovane, spiegagli bene i miei pregi ed i miei difetti e raccomandagli come deve trattarmi. Mi risparmierai così un periodo di sofferenze e, al dispiacere di vederti andare via, non dovrò aggiungere anche quello di capitare in mano a un conducente poco pratico e cattivo.

Sii sempre buono, comprensivo e paziente, pensando che anche noi muli siamo di carne ed ossa. E ricorda anche che migliaia di miei fratelli, per portare ai reparti armi e munizioni, viveri e mezzi, sono morti straziati dai proiettili e dalle bombe, travolti dalla tormenta o dalle valanghe, annegati nei torrenti e nel fango, esauriti dalle fatiche, dalla sete , dalla fame e dal gelo.

Ricordati, dunque, mio caro conducente, che come tu hai bisogno di me, io non posso fare a meno di te. Dobbiamo quindi scambievolmente conoscerci, comprenderci e volerci bene per formare una coppia perfetta.

Solo così il buon Dio ci aiuterà e ci benedirà.

 

Cammina così… 

Alpino!

Vorrei cantarti il mio grazie in versi,

ma non sono un poeta.

Vorrei incoraggiare il tuo sforzo,

ma non sono un qualcuno!

Vorrei riempire di gioia il tuo andare,

ma non sono un santo.

Alpino!

Cammina così…

e la tua bontà

si chiamerà preghiera.

                                       ( P.E.)

 

 

Burba

di Tolo Da Re

Ancora me vardo intorno

coi to oci imbranadi,burba.

Eco il Distreto,

i basi dei parenti,

la note in treno,

la cità foresta,

quel’aria spissigada dai comandi,

da le bastieme,

dai segnai de tromba.

El primo rancio,

la ritirata,

la branda, la divisa che te va granda,

el sergente,

el tenente,

el colonel.

I to oci imbranadi i sfiora tuto

Senza catar un logo

dove postarse,

dove farghe un nìo.

Come te capisso, burba!

Mano stà a confidarte con mi,

te dirìa solo:

<L’è naia!> 

 

Alpini 

"….buoni e semplici come eroi e fanciulli;

audaci e prudenti come soldati di razza;

robusti, resistenti come il granito dei loro

monti;  calmi,  sereni  come  pensatori o

filosofi; col cuore pieno di passione malgrado la

fredda scorza esteriore, al

pari di vulcani coperti di ghiaccio e di neve

tali apparvero, nell’alpe nostra gli alpini

d’ITALIA..."

 

                Cesare Battisti  21 aprile 1916.

 

 

Fronte Russo 

Frammento

Fronte Russo 1943

Io resto qui.

Addio.

Stanotte mi coprirà la neve.

E voi che ritornate a casa

pensate qualche volta

a questo cielo di Certkowo.

Io resto qui

con gli amici

in questa terra.

E voi che ritornate a casa

Sappiate che anche qui,

dove riposo

in questo campo

vicino al bosco di betulle,

verrà la primavera.

 

                                  Giuliano Penco

  

  

Nikolajewka

Un’alba che nell’anima del sole

aveva la speranza.

Per immensi pascoli di neve

sotto un cielo arato di morte

più volte sui tuoi dossi

si lagorò l’audacia

Solo al finire del giorno,

con disperato grido,

epica schiera di fantasmi

passò tra mesto mormorio di preghiere.

Scende ora il sole sull’alto del crinale

bagnando di luce i tuoi morti

e, in un vento di nuvole, fugge

il tuo solitario pianto

verso cieli lontani.

Non più aspre terre e profili di monti

nei loro occhi di vetro

ma lunghe file mute di uomini

su sentieri di ghiaccio.

La pista si è fatta di stelle

e cristalli di luna si spengono

su misere croci senza nome.

 

                                  Nelson Cenci             

 

 

Sogno di Salvezza


        …Ecco il villaggio,
… ecco Nikolajewka,
…ecco la salvezza.

Scivolo giù dalla balka
verso la fine della sofferenza,
gioia infinita.

I compagni, lasciati
sulla neve purpurea
non sentono i miei passi.

Passi lenti, pesanti,
avanzano a fatica
tra macchie grigioverdi,
immobili.

Povere macchie arrossate,
hanno finito di soffrire,
lacerate, assiderate, insanguinate,
lasciate sul terreno innevato,
inermi.

Non possono pensare,
non possono vedere,
non possono udire,
non possono parlare.

Sono i martiri
che si sono sacrificati
per spaccare l’ultima tenaglia che li assediava,
per aprire la strada alla salvezza, verso l’Italia

Renato Amedeo Buselli
 

 

Dal libro I Grandi Silenzi  

…ieri la mia anima ti cercava.

Oggi il sole è morto

e c’è la pioggia nel mio cuore.

Ieri la luna scioglieva cristalli

nelle acque del fiume

e dolce era il tuo viso.

Oggi la notte è buia e triste

e i miei occhi sono pieni di pianto.

Ieri l’azzurro bruciava di luce il cielo.

Oggi  l’ombra delle nubi vaga sul bosco

e il vento piange sulle cime il tuo ricordo…

 

…il vento ci ha detto che si è perduto in

 terre lontane dove l’ avevano mandato

a fare la guerra.

Dentro la tasca della giubba,

accanto alla fotografia della ragazza,

gli hanno trovato 

due stelle alpine.

Le teneva sempre con sé perché gli

ricordavano le sue montagne…

 

                                            Nelson Cenci

 

 

Odissea 1943 

Indugiamo i passi ove la neve affonda.

La fame e il freddo divorano sangue.

Il vento scuote la vita

nel rancore del tramonto

 

Ai combattenti rimane impetuosa

la voglia di gridare contro la distanza.

La steppa non concede soste a coloro

che vanno verso i cerchi di fuoco.

 

I più forti sconosciuti eroi

s’infuriano prima della notte

bruciano la paura

nel coro della battaglia:

 

schiantano muri d’acciaio

per conservare il nome di uomini vivi

ove corre la morte guidata

dai mezzi cingolati della vendetta.

 

Sotto il peso degli eserciti gemono

i ruscelli induriti del Don.

dopo la tormenta

il silenzio è sugli oppressi.

 

I nitriti dei cavalli

a quaranta sotto zero

s’ingigantiscono fino a diventare

orridi ululati. 

 

                          Franco  La  Guidara

  

   

Russia 

Difficile, sapete, è raccontare

di così tanti Alpini che vanno a morire:

poco più che ragazzi, nei loro occhi la vita

che per stupidità viene loro scippata.

 

Penne Nere d’Italia, la forza, il coraggio

il ritorno “a baita” è solo un miraggio.

Soltanto la follia di menti impazzite

poteva spedirli in queste lande infinite.

 

Folate di vento, più affilate di lame,

ma più che la fame, che ti strappa via il

 cuore

è vedere sdraiato un fratello che muore.

 

Lui cieco ti fissa, ma forse ti sente,

e tu lì sulla neve, che non puoi fare niente…

 

Una colonna umana, come a scuola i

Bambini,

 passo dopo passo se ne vanno gli Alpini

e piantano pietosi dietro ad un’isba una

croce,

e tutt’intorno pregano, ma non s’ode una

voce

una vecchia in disparte osserva quel

dramma:

suoi son occhi di pianto, suoi son occhi di

mamma.

 

Sia vostra bandiera questo cappello,

che vi accomuna tutti, da fratello a

fratello.

Vostra madre comune fu la sofferenza,

sorella invece la morte, come estrema

 licenza.

Ma cari Alpini, vorrei al fine sapere

perché questo prezzo vi han fatto

pagare,

e perché mai, lo sa solo Iddio,

per anni la Patria vi ha condannato

all’oblio.

 

                             Bruno De Marco  

 

 

Ad un amico lasciato sul Don

Non ti ritrovai oltre il fiume di ghiaccio e di morte
quella notte di luna senza voce di vento
ma con il parlare sommesso tra gli aridi cespugli,
ad attendere ombre per un cammino di speranza.
Non ti vidi sulle piste segnate da croci,
nel furore d'armi e di grida
dove tempo non v'era per la pietà e il dolore.
Di questi lontani giorni perduta è in altri ogni memoria
e sepolte sono le remote ansie.
Ma in questo mutare di cieli io ascolto il buio
con stelle d'inverno a segnare le notti
e nei sogni dell'alba, in questi risvegli di sole,
dopo lunghi silenzi ora ti ritrovo
nel nostro verde vivere
con l' azzurro di giovani vite a salutare il giorno.
Non più mani di gelo, volti scavati di fame,
ed occhi perduti nel vuoto.
Non più scarponi di ghiaccio a trascinare
per strade di neve il grande desiderio di morte
con l'acuto ricordo di vite amiche perdute
a rattristare il cuore.
Ma sotto queste foglie d'autunno che coprono
nella scavata terra profumo di nuova erba e di fiori,
sempre viva è la memoria di Voi che abitate le notti.

                                Nelson Cenci

 

A noi riman pregare!
(steppa russa - gennaio 1943)

Lontana sacca, gelata e gemente,
che nel ricordo scompare e riappare:
rivedo armati in grigioverde, andare
tra sibili di piombo e di tormente.

Nemico e Natura - forze alleate -
scatenarono mezzi ed elementi;
duro calvario delle nostre genti,
scarse di tutto ma tempre forgiate.

Sul bianco tappeto passò la morte
tutt'arrossando la terra lontana,
ma la tenacia scardinò le porte.

L'alpino passò, tornò al casolare,
e chi restò non ebbe morte vana,
per la Vittoria. A noi riman pregare!

                           Vittorio Zanotti

 

Nikolajewka

«La steppa era immensa, libera, senza fine né principio: erba, fiumi, girasoli, frumento, erba. Dov'era il nemico? Raffiche rabbiose di mitragliatrici tra le erbe secche, voragini di bombe nella terra nera e grassa, carri armati come fantasmi. Una notte mi persi tra erbe e stelle e inciampai all'alba nel corpo di un alpino con le scarpe al cielo. In settembre, con i resti della compagnia, rimasi isolato per giorni e giorni in un punto della terra con due inutili mitragliatrici. Si beveva l'acqua di una pozzanghera che poi, asciugata dal sole, mostrò i cadaveri dei nostri compagni».

                         Mario Rigoni Stern

“Anche a volerlo cancellare dalla nostra vita e annullarlo come non vissuto, quell’inverno del 1942-43 è presente e ti accompagna ora per ora, giorno per giorno, notte per notte e non ti lascia. Te lo trascini sulle spalle come allora la mitragliatrice, e dentro con l’affanno nel cuore come quando dovevi abbandonare sulla neve un compagno morente”.

MARIO RIGONI STERN, "Dalla Russia con orrore”, su “Epoca”, 18 gennaio 1992 

“Ci hanno detto che fummo meravigliosi. Forse sarà vero ma una lunga strada è stata segnata: ossa, zaini, scarponi, armi e sangue. Ora su queste cose il vento dondola i grani.”

MARIO RIGONI STERN, su "Epoca", 28 giugno 1959

 

 

ALPINI IN RUSSIA

Sentimento alpino 

Il colpo fu tremendo

e la neve arrossò d'un sùbito.

Non un grido, non un gemito;

ma ombre cupe calaron

sugli occhi morenti

dell'alpino caduto.

Le unghie mordevano

straziate le fredda coltre

nello spasmo crudele

e un rantolo saliva

lieve alle livide labbra.

"Addio, baita mia lontana...

addio, affetti e speranze...

addio, gioia di vivere...

addio, mie belle montagne..."

Nel buio della Notte

il Gelo - alleato della Morte

sempre più si avvicinava

la fine ineluttabile.

Sulla landa sconfinata

la lunga fila passava

 distrutta ma non vinta

ai lati del morente.

Un'ombra si fermò,

chinandosi sull'alpino:

una mano cercò un'altra

 ormai di ghiaccio

e la strinse forte a sé,

come a donare un alito

tenue di accorato conforto.

Intanto più sopra appariva,

tra i rami ghiacciati

delle argentee betulle,

un raggio luminoso e sottile

nel diafano cielo di cristallo

e una gelida aurora

di già testimoniava

nuove scene di sangue e d'amore.

 

                               Enzo Franzoni

                 

 

Tristezza

Sono tornato vivo e gioioso
ma mi assale la tristezza
al pensiero degli amici
lasciati sulla neve.

Neve bianca
arrossata di sangue,
…..gelida coltre
di corpi caduti.

Caduti innocenti
per un ideale assurdo
per una Patria inesistente.

                      Renato Amedeo Buselli

 Non Potete Dimenticarci !

Il nostro capo disperato si leva

nell'ultimo sforzo d'orgoglio!

Noi giogaie,

neve, deserto, reticolato.

Noi cicatrici nascoste:

medaglie di fuoco

nella carne di questa terra.

Non potete dimenticarci!

Perchè non vedete le croci

sulle nostre vene spezzate?

I vostri occhi sono gli occhi vuoti dell'oblio.

Non aspettate che il sangue

conosca solo il bacio della morte

e la terra nasconda

la carne lacerata

con le sue mani di fiore.

Il nostro capo lacerato si leva

nell'ultimo sforzo d'orgoglio!

No,  non potete dimenticarci!

Questa nebbia ci oscura il cuore.

 

                         Alpino   Giuseppe Caprara

 

GIRASOLE

 Girasole

fratello dell’olivo

quante lampade gialle alle tue estati

a perdita di vista!

1313 al Val Piave,

1150 i non tornati.

E poi…crepiti secchi ai plumbei cieli

Per campi senza fine.

Su chi è tua terra

nella tue notti 

battesimo infinito

mille lacrime nere le corolle.

E a chi severa bùria

dal Don alla Kalitwa

da krinitzskajia all’Oskol

statua di ghiaccio della bianca pista.

E a chi un’isba ha serbato

all’esule preghiera

della sola agonìa

E a ch ferito e assiderato

ha infranto entro la chiesa di Kurenji

i muri del silenzio dissacrato.

Mille goccie di buio

 sotto gli archi di stelle

sopra la terra a dormire.

Mille corde del canto i lunghi steli.

                       Rocco Rocco

 

Ufficiale medico in Russia del Gruppo Val Piave,

Divisione Julia Decorato al valor Militare con tre croci

di guerra al merito.

 

                 

          Alpin de Giasso

 

Alpin …… 
Alpin de giasso 
saldo come ‘na piopa 
sberlada dal tempasso, 
Che stramba nina-nana 
te canta la mitralia 
ch’el so rosario sgrana, 
….che stramba nina-nana . 

La neve te querze 
ma ti no’ te parli… 
El sol te desquerze 
ma ti no’ te parli… 
Te vegno viçin, 
te ciamo pianin, 
……rispondeme Alpin…. 

Alpin…
Alpin de piera, 
che frede le ‘to mane, 
che bianca la to’çiera,
che belo el to’ soriso
negado dentro i oci
che speja el paradiso,
….che belo el to’ soriso.

La neve te imbianca
ma ti te gh’è sono,
el sol te rinfranca
ma ti te gh’è sono,
Te ciamo, te speto, 
no’ farme dispeto, 
…..vien via buteleto.


Alpin…
Alpin de giasso…
Coi oci spalancadi
e col fusil sul brasso!
Che bela nina-nana
te canta i angeleti
querzendote de mana.
...che bela nina-nana.

 

        Mario Maimeri Reduce di Russia

 

 

 

Senzazioni 

Nel vischioso fango dell’immensa steppa russa,
affondai le mie scarpe malamente chiodate,
il passo era malfermo ma gonfio di speranza
ed arrancai sulle scoscese balche con caparbia volontà.

Sentii il vento frusciare tra l’erba ingiallita, 
lo sentii ululare tra le betulle argentate, 
lo sentii palpare le mie carni tribolate.

Sulla candida neve della sconfinata pianura russa,
lasciai le impronte della mia povera ombra,
sentii il gelo tentare di rapire il mio corpo inerme
ma lo difesi con la forza della disperazione.

          Renato Amedeo Buselli

 

 

 

 

Guardando l’infinito

…………..Guardando l’infinito,
ho visto meravigliosi cieli azzurri punteggiati da candide nuvole,
la negra terra del sacrificio degli Alpini sembrava tacere
e le immense distese di girasoli dorati,
davano sicurezza al mio fermo passo

Non c’era freddo, ma uno strano tepore.
Non si sentivano gli scoppi delle granate ed il crepitìo delle mitraglie.
Non si vedevano le migliaia di morti avvolti dal gelo crudele.
Non si sentivano le urla, le imprecazioni, i gemiti, le invocazioni.

C’era la pace, il silenzio assoluto nella ridente pianura russa.

Improvvisamente, chiudendo gli occhi, ho visto la tragedia infinita: 

Ho visto gli Alpini che arrancavano sulle balche ghiacciate
Ho visto brandelli di carne che arrossavano la neve.
Ho visto atti di estremo sacrificio e sacro eroismo.
Ho sentito il furioso vento entrarmi nel corpo.
Ho pensato alla mesta disperazione delle povere mamme. 

Ho pregato per tutti gli Eroi della steppa.

 

                  Renato Amedeo Buselli

 

 
Alpini

L’alba illumina i monti,
la penna nera svetta dal cappello,
soldati, eroi, uomini,
per gli altri, sempre pronti.
Dalle sabbie del deserto, bagnate di lacrime,
al bianco della neve, macchiata di rosso.
Allungando il passo su silenziosi sentieri,
con scarponi e piccozza,
a vegliar su tutti, sempre pronti.
Il tramonto cala sui monti,
ora la penna nera giace, in attesa del nuovo giorno.
Amici, fratelli, alpini.

                        Enrico Neri

  

 

Gli Alpini 

Gli Alpini sono un pezzo della nostra storia

e della nostra leggenda:

il Monte Nero, l’ Ortigara,

la ritirata di Russia costituiscono

un patrimonio comune,

immagini di tragedia e di coraggio

attraverso i quali si è compiuta una

parte importante del destino nazionale.

Ma quale è il segreto che spiega la

compattezza delle <penne nere>,

la loro determinazione fra i reticolati

della prima guerra mondiale, la loro

resistenza nelle steppe ghiacciate del Don?

 

                                         Gianni Oliva

 

 

La sposa del Sonda

 

di Tolo Da Re

(In ricordo del commilitone Sonda e della sua sposa incontrata di sfuggita alla stazione). 

In ogni so discorso

gh’era sempre la so Maria,

la so bona Maria,

la so bela sposa Maria.

Finalmente l’ho vista

quando el treno che ne portava al fronte

el s’à fermà a Bassan.

L’era na pora, pìcola doneta

con la pele strussìa dal sol dei campi,

la facia storna

infagotà de nero.

La tegnea la so man ne la manona

del Sonda :

tuta ciapà de lu,

tuta composta

nel pudor de la gente de montagna.

Ma i so oci i pianzeva

Un pianto che mai feniva

e’n antico dolor fendeva l’aria,

e l’anima

e le cose

e quel momento.

 

Ricordi di un vecchio Alpino

di Pieralba  Merlo

Ormai le rughe sulla mia faccia
sono come l’andare
dei sentieri sul monte.
Ho raccolto tutto nei miei occhi
come le pozze
di un antico ghiacciaio
e adesso ho il tempo
per sgranare i miei ricordi.

In un chiaro mattino
tante strade ho percorso
e dietro a ogni angolo
mi si svelava la vita.

Nello splendore del giorno
ho cercato la sua mano
e il mondo era tutto lì
nello sguardo del mio amore.

Ho valicato montagne
e disceso profonde valli
intorno a me i miei figli
i frutti della mia vendemmia.

Ho combattuto guardando
il mio avversario negli occhi
per avere la mia terra
e il rispetto della mia gente.

Nella quiete della sera
ho riposato sotto un grande albero
e le foglie mi sussurravano
di meraviglie ancora.

Ma ecco che già
sopraggiunge la notte
depongo il mio bicchiere
accanto ai miei ricordi
è tempo che io lasci
queste emozioni ad altri.

 

 

Vecchio Alpino

Seduto se ne sta
un vecchio alpino
chino sui ricordi
sfilati dal cappello.

Sfiora quella penna
con tremore stanco
e sugli annacquati occhi
un lacrimare lento.

Tende l’orecchio
al vento ormai straniero
gelido nel morso
ad artigliare il cuore.

Solo tormenti e pianti
ode il vecchio alpino:
amici mai traditi
che ancor gli tendono la mano
lassù sperduti
come piume al vento
le loro penne mozze
a perenne giuramento.

            Aurora Cantini

 

Dal libro- Il segreto degli alpini-

di Giulio Bedeschi

«Ecco il semplice, elementare segreto degli alpini:
un sacro patto umano. È un'intesa profonda
che passa da uomo a uomo sul filo della Penna Nera.
Un patto umano che, quando nasce
dal patimento condiviso insieme al pane
in mezzo al sangue, non sa morire più.»

 

Fiaccola alpina

Per ognuna delle vite che la guerra

ha spento

valga questa luce, o Signore;

valga questa fiaccola

degli alpini viventi

a collegare cimitero a cimitero

nome a nome

speranza a speranza

in un'unica corona

di dolore e di amore da offrire a Te,

luminosa preghiera

che attiri a questa fiamma

le pupille di ogni uomo

e scenda profonda

nell'animo

di tutte le genti. 

                         Giulio Bedeschi

 

Una Fiaccola

Una Fiaccola

negli anniversari

tra le siepi di croci

con le corolle di filo spinato,

entro i solchi del dolorante amore

e sopra ogni pietra

allineata

nei silenzi degli Ossari

- Timau, Gemona, Udine,

Cargnacco, Fogliano,

Oslavia... e fin su alla Scalea

dei Centomila

e sui perenni acuti verdi al colle

di Sant'Elia

uomini, fatti pari nella quiete

coperta del lauro e del mirto!

                  Dr. Rocco Rocco

 

La mantellina

Dal fondo di un magazzino di una vecchia caserma mi hai tirato fuori.
Ero consunta ed ammuffita.
Ogni giorno vi avevi lasciato una traccia.
Quanta storia abbiamo fatto insieme!
Quante volte ho coperto le tue spalle e tu mi accompagnavi per tutto il cammino.
Non temere la pioggia che scorre, né il vento che soffia sul tuo viso, io ti' proteggo.
Non aver paura del freddo delle lunghe notti d'inverno
quando intirizzisce le mani o congela i piedi,

sono io il tuo calore.
Ti facevi fasce per chi era ferito o

"bianca mantellina"
per la Penna mozza.

Mia cara mantellina, oggi ho ancora bisogno di te.
Sei la mia vecchia compagna. Anche se sporca e fuori moda,
ti voglio bene e ti voglio così.

                                            ??

 

 

Grigioverde 

Vecia giacheta, messa in carbonina,

perché le tarme no le te sassina,

coi salamini poncià su le spaline,

col te coleto sliso e le mostrine,

anca se te si ormai meza sbindà,.

 credeme, no t'ò mai desmentegà.

 

Mi t’ò portà lassù, sora quei monti

che t’à sbregato via i primi ponti;

po’ te si andà a l’assalto e quei strapassi

i t’à ridoto proprio a pori passi,

e infine semo andadi a l’ospedal

insieme tuti e du, col nostro mal!

 

Semo tornadi a casa ’na matina,

ti tuta lustra e neta da benzina,

e mi tirado a novo dai dotori,

ma pronto a soportar tanti dolori.

Da quel giorno s’avemo distacado,

ti nel casson, mi sempre tribolado.

 

Te tiro fora, giaca strassa e fiera,

e in man me par d’ avergh ’na  bandiera.

Te me domandi de ifilarte su?

Ma el <grigio verde> no ’l se usa più!

E po’ ,vecia sbindada me giacheta,

lo seto?... te saressi un poco streta!

 

Resta dove te si, nel to casson:

cambia la gente, cambia le passion,

e col cambiar dei gusti el tempo passa

E tuti i te considera ’na strassa…

ma mi, no cambiarò mai de color,

el <grigio verde>, mi ghe l’ò nel cor!

 

                             Olindo Ermini

  

 

Sentinela de note 

La sentinela ga l’òcio del braco,

el cor strucado come un pugno.

Ogni ciaro: jè lori.

Ogni ombra: jè lori.

Ogni foia che casca: jè lori.

Civete, cuchi e rossignoi,

 tegnì el beco serà!

Lassè che resta vergine el silenzio:

unico amigo de la sentinela.

El lume de na stela l’è più caldo

dei ricordi ingiassadi.

Na gran taiola pronta a scatar

tien tra i denti la note.

La sentinela ga l’ocio che copa…

 

                               Tolo Da Re

 

 

Le manopole *

Tormenta de neve:
ombre che va...
qualcuno se incucia
va vanti piegà.

Na casa, na porta un poco sbacià;
picà sora un ciodo,
un ritrato in canton
de un toso, russo, vestio da soldà.

Davanti se trova na dona e un alpin
da le man tute rosse
dal fredo gelà.
I oci se incontra e senza parlare
la dona scompare de là de na porta.

La torna portando na pele cusia;
le man le se scalda.
Un abracio... el va via.
El fredo el pare spario
e dentro se sente tuto scaldà.

Sul peto qualcossa che slussega:
do lagrime solo, dal freddo giassà.

__________

*Nella "mostra" degli Alpini per il 30° della Battaglia di Nicolajewka ci sono due "manopole" con un biglietto di spiegazione: sono state offerte da una donna russa ad un Alpino italiano (Avv. Vittorio Trentini) e gli hanno salvato le mani  dal congelamento.

Vittorio Trentini,  Tenente, comandante in Russia della36^ Batteria del Gruppo Val Piave,  della Divisione Julia. Poi Presidente sez. Bolognese Romagnola,  e Presidente Nazionale ANA.

       

 

 

Il Golico

Se la Julia non fosse ritorno
la me mama pregherà par mi.
Se la Julia non fosse ritorno
la me mama pregherà par ti.

Là sul Golico soto la neve,
'na preghiera prima de morir:
Là sul Golico soto la neve,
'na preghiera prima de morir:

O Madona, regina del cielo,
su me mama meti la Tua man
daghe forza de pianzer pianelo
dage forza de non disperar.

Se la Julia non fosse ritorno.

 

Fieste Alpine 

Ogni çjâse une bandière,

ogni puarte spalancàde.

dute in flôr la primavere…

son i Alpìns pal’adunàde

 

Sòn chêi fîs di ogni montàgne

che no mostrin mai magàgne

e che doprin il lôr cûr

madurît dal sanc plui pûr.

 

Là che al rive il vêr Alpìn

lé un valôr cence confìn

e, ogni plume il pasepuart

che lu rint simpri plui fuârt.

 

Lé il lôr motto. “Sedi pront

tal dà man pardùt il mont

cence mai vantà pretése

pal sudôr de lor çjamêse.

 

T’une blançje gleseùte

‘o ài viodût la Madonùte

che à vulût pal sò Bambin

la divise di un Alpìn.

 

Pò gj à dìt: “Và jù cun lôr

e ringraziu dal lavôr.

puarte il bén cence fà fente

tal judà là che al covente.

 

Cu la plume sul çjapiél

chel Bambìn… Mi pâr plui biél.

 

                          Leandro di Barbora

 

Si fa così… 

A chi ci chiede:

come fate voi Alpini, a mantenervi così uniti ?

Che cosa offrite a questa gente che accorre

a rimettersi in rango sotto la bandiera dell’ANA ?

Noi rispondiamo:

Come facciamo ? diciamo loro:

Ohè fradel! (e quelli vengono).

Che cosa offriamo? Quello che abbiamo

sempre offerto a chi è venuto a vivere

ed a morire con noi: nulla!

Ma diamo loro la mano ruvidamente e diciamo:

Stiamo insieme che stiamo bene fra noi!

Ecco tutto.

E non c’è trucco, signori.

Ma c’è un perché che spiega tutto:

Perché siamo Alpini!

 

                                (da < L’Alpino>, gennaio 1923)

 

Gli alpini 

< Gli Alpini sono soldati un po’ strani – in

qualunque tempo ed in qualunque circostanza –

non hanno mai chiesto alla Patria cosa essa

avrebbe dato loro in cambio di tanti sacrifici.

Si sono sempre chiesti di che cosa

la Patria avesse bisogno da loro.

E faranno sempre così !>.

 

                                 Ugo Merlini

 

 

Edelweiss

Dal freddo pungente,
dal sole rovente,
un bel fiore
si difende e risplende.

Fiocco magico di neve              
che non si scioglie,
magico e perenne.

Siberiano immacolato,
umile emigrato:
su montagne alte e belle,
fino a toccar le sorelle, 
in cielo le stelle.

Vessillo dell’alpino,
degno diadema di una regina,
Edelweiss o Stella Alpina.

Siberiano immacolato,                  
nobile e altolocato,
su montagne alte e belle:
Edelweiss, Edelweiss, Edelweiss.

Filippo Crudele

 

Fiori Alpini

Tanti fiori sui monti.
Esplodono miriadi di colori.
Piccoli, forti e vivaci,
ben radicati
tra ghiaioni e sassi.
Sono figli del freddo,
del sole e del vento;
lottano contro il tempo,
fioriscono
e danno sempre il meglio.

Filippo Crudele

 

Leggiadria di colori 

Tutto un leggiadro quadro di colori

Con i merletti d’ombre e sfumature

Una fatata vision ch’eleva i cuori

 

Tripudio di bellezze imperiture

Spettacolo sfolgorante, troppo breve

Brillano i raggi sulla bianca neve

La Croda Bianca sale verso il cielo.

 

Dante Virgilio tenendosi per mano

La sposan al Cimon che pien di gelo

Guarda l’ Antelao ergersi lontano.

 

Degrada la Val l’Oten verso il Piave.

Sale dal bosco un’ armonia soave

Pallido appar eppur cosi possente

Il Cridola mastio del castel turrito

Di Talogna, che sal leggiadramente

Colle sue guglie verso l’infinito.

 

Scorre mormorando l’epica canzone

Il fiume sacro all’italica legione.

 

Adagiarsi nel colle superbamente

L’antica Pieve, regina del Cadore

Invitto baluardo all’irrompente

Malvagità di ogni ciurmatore.

 

             Col. degli alpini - Ettore Luigi Campari

 

 

La grande famiglia alpina:

 

una manciata di parole

fanno presto a rotolare giù

per la china dei ricordi

imbrigliarsi nel cespuglioso presente

 

innumerevoli cose

innumerevoli fatti

innumerevoli frasi dette sentite ripetute

tanti volti appesi come quadri di santi

al chiodo della memoria

i volti dei veci

che hanno insegnato a vivere e a morire

i nostri veci

che hanno dato grande senso umano

 alla vita

senso umano

che hanno usato e profuso ovunque

con tanto entusiasmo

 

fra le pieghe della memoria di loro

fa capolino anche una scanzonata allegria

scacciapensieri

che aiutava a vivere

allacciando e rarrivando simpatie

facendo apprezzare in serenità

la completa concezione della vita

e fa tanto famiglia.

 

                                   italo quer

 

 

La Baita degli Alpini 

Sulla brulla roccia ti ergi imponente,
nobile, austera, qual maniero antico,
tu, Baita degli alpini, volta all'oriente,
del popol tutto, dell' alpino amico.
Pietra su pietra, murate con sudore;
al fin sul culmine sventola il tricolore.

Dell'Idice la valle dominante
incontrastata bellezza d'Appennino,
tra i pini dall'odor fragrante
sei faro ch' indica il cammino.
Di tanti eroi ricordaci il calvario;
ci infonda mestizia il tuo Sacrario.

Onore e vanto a chi t' ha voluta,
la bravitù di chi t' ha costruita,
grati siamo a chi t'ha sostenuta
nell'affrontar l' opra tanto ardita.
Nei secoli vivrai imperitura,
legittimo orgoglio di ogni creatura.
 

                         Carlo Calzolari. (Mazzi)          Monghidoro

 

Al cader della giornata 

Al cader della giornata
noi leviamo i cuori a te
tu lì avevi a noi donata
bene spesa fu per te.
Te nel bosco e nel ruscello
te nel monte
te nel mar
te nel cuore del fratello
te nel mio cercai d'amar.
I tuoi cieli sembran prati
e le stelle tanti fior,
son bivacchi dei beati
stretti in cerchio al loro Signor.
Quante stelle,quante stelle
dimmi tu la mia qual'è
non ambisco alla più bella
basta sia vicino a te.
   
   

 

La stella alpina

Stella alpina
soffice e candida
dalle rocce
contempli il mondo.
Quando è alto il sole
brilli come una stella.

Valentina Salvagni e Davide Simonini

Stella Alpina

Bianca e lieve Stella Alpina,
regina delle Alpi,
spunti tra le rocce.

In inverno
ti nascondi
tra la neve
bianca e soffice
che dal cielo
scende lieve.

A. Giannone, F. Beltramini e O.

 

 

Acrostico della stella alpina

           

               Solitaria
               Ti
               Elevi
               L
assù
               Leggera
               Anche
               A
lla
               Luce
               Puoi
               Immaginare
               Notti
               Alpine

Valentina Salvagni e Davide Simonini

 

La tua Bandiera

Sono
la terra, i monti, i mari, il cielo e tutte le bellezze della natura che ci circonda,
l'aria che respiri,
il sangue di chi è caduto nell'adempimento di un dovere o nel raggiungimento di un ideale, per permetterti di vivere libero, la zolla che ricopre i tuoi Morti,
la Fede, l' amore, il vibrante entusiasmo dei tuoi avi,
la fatica, l'affanno, la gioia di chi studia e di chi produce con la mente e col braccio,
il dolore, il sudore e la struggente nostalgia degli emigranti,
la tua famiglia, la tua casa ed i tuoi affetti più cari,
la speranza, la vita dei tuoi figli
 

SONO LA TUA BANDIERA, L'ITALIA, LA TUA PATRIA 

Ricordati di me, onorami, rispettami e difendimi Ricordati che al di sopra di ogni ideologia mi avrai sempre unico simbolo di concordia e di fratellanza, tra gli italiani Ricordati che finchè apparirò libera nelle tue strade tu sarai libero Fammi sventolare alle tue finestre, mostra a tutti che tu sei ITALIANO.

  

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© Gilberto Tedeschi –  Monghidoro