Costruzione della Baita






"Figli di nessuno..." senza padre... senza sede... I "Bocia" di Papa' Campari cercano una tenda...

... adunata nazionale degli Alpini, Treviso, 1967.

Fu proprio la terra del Piave a mormorarci il desiderio di una sede per noi e per i nostri Caduti.


La spinta decisiva ci venne nel 1969 quando parti da Monghidoro Padre Edelweiss; con lui perdevamo oltre che la nostra guida, an- che la nostra sede. Il ricco archivio di ricordi e cimeli storici che aveva 1asciato trovo provvisoria dimora presso vari amici. Ora, pero, bisognava assicurargli una stabile collocazione.

Nell'autunno del 1977 fu individuata 1'area, al Castellaccio e 1'A.N.A. ne entro in possesso 1'anno dopo. Da quel momento inizio 1'iter burocratico che si concluse, grazie all'intraprendenza del notaio Dott. Antonio Bosi, nel 1982.






In maggio fu dato il primo colpo di piccone e in giugno era completato lo sbancamento del terreno.

Il 24 luglio alle ore 16:38 fu fatta la prima colata di cemento e, il 10 ottobre 1982, in occasione del ventennale della fondazione del gruppo, fu posta solennemente la prima pietra.

In seguito, su progetto dell'architetto Paolo Filippini, coadiuvato nell'opera dall'ingegnere Mariano Tarozzi, continuarono i lavori. Ma iniziata l'opera, ben presto iniziarono le prime difficoltà; l'esaurimento delle scorte di mattoni e il "prosciugamento" del fondo cassa.

"Non affannatevi per il domani…Il Padre vostro sa che ne avete bisogno…" (Lc. 12,22…).

Gli alpini hanno fede.

Il giorno dopo un amico di Bologna firmerà un assegno di L. 500.000.


" A campen coi frut di debet "

1985: si ripresentano nuovi problemi economici. C'era scritto su un cartello: "si accettano anche prestiti a lungo termine senza interessi ".

Ai presenti Rossetti R. diceva: " Voi lavorate, io vado ad elemosinare, tanto sono stato abituato fin da piccolo a chiedere la carità…"

E nei momenti di peggior sconforto, con lo stile del pubblicano nel tempio quegli uomini scendevano nel sacrario a chiedere aiuto ai caduti…


Ballata Popolare

Què da nun l'è semper festa
lerà, carciofolerà carciofolelerà.
Què da nun l'è semper festa
lerà, carciofolerà in riva del mar.
Evviva l'amor, evviva l'amor
e chi la sa far.

A sen brot ma sen simpetic
lerà ecc.

Al scherp lostri a sempr' in buletta
lerà ecc.

A campen coi frut di debet
lerà ecc.

E se a vben a vben dei noster
lerà ecc.



La creatura del nostro cuore

Nell'aprile del 1982 furono tolte e messe adimora diverse pianticelle in crescita.





" Tacere bisognava andare avanti "

Il lavoro proseguì grazie alla manodopera gratuita dei soci e degli amici.


Altri gesti di solidarietà provenivano da ogni parte: dalle ditte che si dimostravano sempre sensibili e generose; dai singoli cittadini che acquistavano e facevano pervenire materiale necessario, da un umile pensionato del paese, inabile al lavoro, che donava, abbastanza spesso, tre q.li di cemento alla volta per dirci " ci sono anch'io ".

I pranzi poi venivano offerti dagli esercenti locali, il pane e i dolci dal forno Calzolari-Vitelli, il vino da tutti. E così la Baita cresceva.






Uno degli amici della Baita

E' morto nel 1987. Si chiamava Marino Antonelli. Abitava a Bologna. Era un consigliere della sezione ANA Bolognese Romagnola.

La Sede era diventata la sua seconda casa. Quando si decise di costruire la Baita, ne fu subito entusiasta e collaborò in tutti i modi raccogliendo contributi e prestandosi personalmente.

La parola d'ordine è - Avanti! - Come in un piccolo Friuli, molti si alternano con lavoro volontario. Giungono anche materiale edilizio, generei alimentari, attrezzi, offerte in denaro, ecc. La notte qualcuno non dorme, ma la solidarietà compie sempre un miracolo, che si rinnova giorno dopo giorno.

1983 - L'idea "Baita" comincia a prendere corpo. L'entusiasmo è tanto ma anche i sacrifici non sono da meno. Tutta Monghidoro si sente coinvolta e si stringe attorno agli alpini, in una gara di solidarietà sorprendente.









Il 10 maggio 1985 si doveva stipulare con il Notaio-alpino dottor Antonio Bosi l' accesso alla Baita, ma mancando la delega del Presidente Nazionale volò a Milano per procurarci il documento richiesto. Quando è morto siamo andati anche noi del Gruppo di Monghidoro al funerale.

Le offerte raccolte fra gli alpini partecipanti sono state devolute dalla vedova, sig.ra Carla, per la baita di Monghidoro.






" Parola d'Alpino: la Baita sia fatta! "

Primavera '87. Rossetti Raffaele nel suo diario, lamentava la mancanza di manodopera in massa e qualche stanchezza in atto. Anche le mogli, all'inizio favorevoli, a lungo andare divennero " nemiche ".

" Ma gli alpini non hanno paura... " Cosa fare? Trucchi strategici: si decide di anticipare l'inaugurazione. " Dopo la tempesta il sereno. " " Tridentina avanti ! " Rinascono fiducia ed entusiasmo, si intensifica il lavoro, si moltiplicano le preoccupazioni, si ricerca solidarietà, e il 4 ottobre '87 spunterà l'alba eroica e gioiosa delle Penne Nere di Monghidoro e dell' Italia. La Baita è pronta per l'inaugurazione.

Fiume Idice, che dalla Raticosa e dall' Alpe scoscesa scorri precipitoso al piano, annunzia agli Alpini che incontrerai lungo il tuo corso: La Baita è fatta!

Cari amici, Alpini e non Alpini: glie l' abbiamo fatta!

Il Gruppo Alpini di Monghidoro



" Questa costruzione che racchiude in sè la fede, il coraggio e il sudore degli Alpini Monghidoresi è degna di svettare e convivere superba sull' Appennino, alla pari di tante altre che si innalzano sulle Alpi. "



Ideale impresa di gavetta

" La baita è stata come una droga per le persone che sono andate a lavorarvi per erigerla perchè sono tornate sentendo un sottile richiamo segreto. "

Di contro alle parole lusinghiere scritte dal Dott. Caprioli al Gruppo Monghidorese la risposta di questi appare umile e semplice " Non meritiamo tanta stima. Abbiamo fatto un qualcosa di doveroso verso i nostri Caduti soprattutto. Sono loro che ci hanno dato la forza e lo spirito per cstruire l'opera. Le nostre persone scompariranno presto nel ricordo della gente, ma la nostra fede, i nostri ideali, i nostri sentimenti che si chiamano A.N.A. restano e speriamo ancora per lungo tempo a venire. "

Un Alpino Monghidorese ha scritto: " ... la generosità di tutti, lo spirito di sacrificio e l'altruismo hanno permesso la realizzazione di quest'opera magnifica che testimonierà ai posteri la capacità dell'uomo di lavorare insieme, di soffrire insieme in un'ideale impresa di gavetta che oggi consegna alla comunità, la Baita... "




Una folta rappresentanza di quanti in Monghidoro, da Bologna, dalla Romagna e dalla Toscana, hanno collaborato in diverse maniere alla costruzione della Baita.



Note di cronaca della Baita

Quando nasce un povero diavolo di questo mondo, l'ufficiale di Stato Civile lo registra in un attimo nei libri del Comune.

Ma la Baita era un'altra cosa.

Fu laboriosa e impegnativa la nascita. Fu lunga e complessa la registrazione.

A titolo di cronaca, qui di seguito i passi successivi, prima di arrivare a dire: OGGI E' NATA LA BAITA.

1) Ottobre 1977 fu individuato il terreno.

2) La proprietà Giorgi/ Leoniani rinunciò a quanto le aspettava ripiegando, spese comprese, sulla miseria di un milione.

3) Il Comune, per rendere possibile la costruzione apportò una variante al Piano di Fabbricazione.

4) Seguiva la formazione (Arch. Paolo Filippini) e la presentazione del progetto al Comune che lo approvò in tempi brevi.

5) Chiesto e ottenuto il decreto del Presidente della Repubblica che autorizzava l'acquisto del terreno da parte dell' A.N.A., previo benestare del ministreo della difesa.

6) La Comunità Montana di Vergato autorizza ad eseguire movimenti di terreno nell'area acquistata.

7) Conseguite tutte le autorizzazioni richieste, in data 22.12.1981 viene stilato il rogito notarile di acquisto del terreno a cura ( e a spese) del notaio-alpino Dr. Antonio Bosi di Castel Bolognese;

8) Nei mesi aprile-giugno spianamento del terreno; il 24 luglio 1982 la prima gettata di cemento per le fondazioni.

9) Una complicazione si dovette spostare di qualche metro la condotta del gas metano per farla passare fuori dalla costruzione. Nell'aprile 1983 lavoro eseguito gratuitamente da una ditta di Loiano.

10) Allacciamento idrico alla rete comunale nel luglio 1983. Per un anno l'acqua veniva fornita dall' Ing. Tarozzi;

11) Allacciamento ENEL aprile 1984.

12) Concessione da parte del Comune della servitù perpetua di accesso alla Baita maggio 1985.

13) Installazione dell'impianto termico nel 1986/87.

14) Allacciamento del metanodotto nel 1988.

15) Autorizzazione scarico acque reflue marzo 1989.

16) Accatastamento dell'immobile nel novembre 1990 a cura e a spese del Geom. U. Lolli.

Ma già nell'ottobre 1987 la Baita era stata inaugurata e messa in funzione.


Un mazzo di sentimenti

Un mazzo di sentimenti,
una schiera di valori,
le foglie verdi, la carta bianca, i cuori rossi
ma soprattutto una grande forza di solidarietà...
Si costituiscono le file...
Il fornaio, il primo a veder la luce del sole,
mentre l'artista già sogna e crea
le opere che onoreranno le sacre mure...

Nella realtà del giorno fatto, calce, cemento, mattoni, disegni e progetti prendono vita. Il soffio vitale è allor dato dal manovale, il geometra, l'ingegnere, l'architetto, il carpentiere. Non manca certo fra questi la mente del furiere affiancato dalla fedele barba bianca, e le scarpe del porta ordini che sembrano prender fuoco...

... il campanile che svetta nell' appennino oder fa il suo richiamo e vanno a rispondergli pentole e tegami fra le mani di cuochi, donne, cambusieri.

Ora davanti al tavolo come un religioso convitto tutti soddisfatti a desinare e a pensare come poter fare con i debiti da pagare!?

Le donne sono pronte a consolare ed ammutolire malelingue e brontoloni.

Manca all'appello il cancelliere, di corsa arrivando dice a tutti che un falegname, un elettricista ed un idraulico vengono con lui,

si brinda con grappa...

ora tutti di ramazza, il lavoro riprende, e a ravvivare gli animi irati il sorriso semplice dell'amico di tutti .

La buona volontà, la simpatia, fa crescere e crea:

per l'alto valore dei defunti,
per tutti quelli che ci sono e ci saranno
per coloro che non sono scritti
per dimostrare che la Patria, amorevole madre
sarà oggi e domani, vento vitale della bandiera tricolore.



ALLA BAITA DEGLI ALPINI


Sulla brulla roccia ti ergi imponente,
nobile, austera, qual maniero antico,
tu, Baita degli alpini, volta all'oriente,
del popol tutto, dell' alpino amico.
Pietra su pietra, murate con sudore;
al fin sul culmine sventola il tricolore.

Dell'Idice la valle dominante
incontrastata bellezza d'Appennino,
tra i pini dall'odor fragrante
sei faro ch' indica il cammino.
Di tanti eroi ricordaci il calvario;
ci infonda mestizia il tuo Sacrario.

Onore e vanto a chi t' ha voluta,
la bravitù di chi t' ha costruita,
grati siamo a chi t'ha sostenuta
nell'affrontar l' opra tanto ardita.
Nei secoli vivrai imperitura,
legittimo orgoglio di ogni creatura.

Carlo Calzolari
(Mazzi)